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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 13:21.

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La Finlandia spinge il Portogallo (e l'Europa) verso il baratro (Foto Epa)La Finlandia spinge il Portogallo (e l'Europa) verso il baratro (Foto Epa)

di Vittorio Da Rold
L'Europa della tripla A delle agenzie di rating,
degli otto paesi primi della classe di Eurolandia di cui la Finlandia è la rappresentante più radicale (sostenuta nell'ombra dal cancelliere tedesco Angela Merkel che teme i franchi tiratori liberali e del suo partito nel Bundestag per varare il nuovo fondo salva stati, EFS) ha detto «no», domenica ai bailout senza fine e senza limiti di chi (Portogallo in primis) non rispetta le regole di Maastricht dei conti in ordine e della sostenibilità nel lungo periodo.

Il voto di Helsinki suona per tutta l'Europa dei Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) e dei troppo prodighi con i salvataggi delle banche locali come la Gran Bretagna che così facendo mettono a rischio la stabilità dei conti pubblici ma manda in fibrillazione Lisbona. La vittoria dei conservatori accompagnata da un trionfo degli ultranazionalisti dei "Autentici finnici" alle elezioni legislative finlandesi che si sono tenute domenica ha ridisegnato la mappa del potere interno del piccolo paese nordico ma soprattutto quello finanziario in Europa. Ora nulla sarà come prima e la Banca centrale europea di Jean-Calude Trichet si sentirà più sola nella sua battaglia contro Berlino per evitare a tutti i costi le ristrutturazioni dei debiti dei periferici per timore del rischio contagio. Il voto finlandese sarà brandito da tutti coloro che tifano per una ristrutturazione dei debiti dei periferici senza timori di effetti domino.

Portogallo nel mirino
Andiamo con ordine. Il voto finlandese spinge il Portogallo verso il baratro della ristrutturazione. L'ultima asta portoghese del 7 aprile, sebbene assorbita al 90% dal mercato domestico, ha toccato tassi del 5,45% di media per i t-bill semestrali e annuali, peggio, molto peggio delle ultime aste della Grecia. Tassi più alti di quanto sconta Atene «perché la Grecia di George Papandreou ha fatto l'operazione trasparenza di tutti i bubboni nascosti nei conti pubblici mentre Lisbona resta ancora in una zona opaca», dice un analista di una banca d'affari londinese.

Poi ci sono le esigenze di finanziamento: ad aprile scadono bond per 4,3 miliardi di euro e a giugno per 4,9 miliardi di euro, così le richieste di funding arrivano a un totale di 9,2 miliardi mentre in cassa a Lisbona a fine giugno, secondo indiscrezioni, ci saranno appena 3 miliardi di euro. Ecco spiegato il motivo del bailout. Urge un prestito ponte di 10-15 miliardi su un totale di circa 80 miliardi complessivi, di cui una decina da dare alle banche lusitane. Ma come fare se non c'è un governo stabile? Chi prenderà l'impegno di fare le riforme lacrime e sangue in cambio dei prestiti Ue e Fmi? Il Parlamento portoghese a maggioranza hanno chiesto i finnici!

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