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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 15:08.

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Marcegaglia: troppi controlli danneggiano le impreseMarcegaglia: troppi controlli danneggiano le imprese

Che in Italia ci siano troppi enti che controllano le imprese è un dato assodato. Ma ora basta parole, servono «i fatti»: lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia parlando a margine di un incontro a Firenze. In questo settore, ha spiegato, serve una «sburocratizzazione» e una «semplificazione» degli stessi enti controllanti.

Troppi controlli fiscali
Marcegaglia ha giudicato positivamente l'intervento del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti sui controlli alle imprese e ha ricordato «come nel 2010 ci sono stati 1,5 milioni di controlli fiscali, 300mila sul lavoro, ma soprattutto ci sono troppi enti controllanti».

«Le aziende vanno controllate e le regole devono essere rispettate e noi vogliamo aziende sane e solide - ha proseguito la numero uno di viale dell'Astronomia - anche se servono fatti e oggi vediamo la necessità di una strategia di semplificazione anche perché alla fine troppi controlli non sono nemmeno utili e ben fatti».

Sulle riforme, aspettiamo decreto del governo
Parlando invece di politica economica, Marcegaglia ha ribadito che Confindustria «aspetti ora il decreto del governo nelle prossime due, tre settimane». Servono, ha aggiunto, segnali per la ripresa e per le imprese: «vediamo se saranno accolte alcune delle nostre richieste per il rilancio della competitività». È importante poi che venga fatta la riforma fiscale: «Ma ci aspettiamo un discorso serio, che venga portato a termine entro la fine della legislatura, per abbassare le tasse su imprese e su lavoratori».

Lo stop al nuclerare? Speriamo non sia definitivo
Una battuta anche sulla frenata sul nucleare decisa dal Governo: «auspichiamo che non sia uno stop definitivo». «Come sapete abbiamo molto investito su questo, creando con Enel una filiera di più di 500 imprese, pronte a investire nel nucleare. Ci sono 20-30 miliardi di investimenti solo in Italia». Mentre riferendosi al Lingotto e al piano Fabbrica Italia, ha detto che l'atteggiamento della Fiom «non fa bene ai lavoratori italiani». Lo vediamo adesso alla Bertone - ha proseguito Marcegaglia -, lo abbiamo visto a Pomigliano e Mirafiori. La Fiom ha fatto causa ad una serie d'imprese. È un atteggiamento che non va bene, di chiusura rispetto alle esigenze di competitività delle imprese». In ogni caso, «spero che Fiat decida di tenere comunque la produzione della Maserati in Italia, anche in caso di esito negativo del referendum all'ex Bertone».

Emorragia dei posti di lavoro è terminata
Marcegaglia ha parlato anche del futuro dell'economia italiana. L'occupazione che cresce dello 0,2% non è un dato ancora troppo confortante «perché il nostro centro studi sottolinea che questo aumento riguarda soprattutto l'interinale. Anche se forse l'emorragia dei posti
di lavoro è terminata». Ma per Confindustria ancora «non c'è una ripresa solida e duratura dell'occupazione».

A proposito della ripresa economica Marcegaglia ha ricordato come le previsioni per il 2011 parlano di una ripresa in Italia dell'1%, «qualcuno dice dello 0,8% contro la Germania che dovrebbe attestarsi al 2,8% e la media dell'Unione Europea che è indicata all'1,8 per cento». Una crescita più bassa del nostro Paese, secondo la presidente di Confindustria, è il vero problema strutturale dell'Italia, e per questo Marcegaglia ha ricordato i 5 punti (semplificazione, ricerca e innovazione, infrastrutture, riforma fiscale e Mezzogiorno) sui quali gli industriali puntano per un crescita reale.

Marcegaglia ha ribadito che Confindustria condivide le linee del Piano Sud, «ma ora bisogna concretizzare» per non perdere milioni di euro che devono essere in qualche maniera investiti sulle imprese che arrivano al Sud. Infine a proposito di liberalizzazioni la presidente di Confindustria ha ricordato che anche questa è una strada in salita ed è tornata a criticare il referendum sui servizi pubblici locali.

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