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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2011 alle ore 09:40.

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Made in Italy, ma alla tedescaMade in Italy, ma alla tedesca

«Dottò, io a voi vi debbo proprio ringraziare. Quello che avete insegnato in azienda l'ho applicato alla piccola attività di mia moglie e pure lì ha funzionato». A Federico Magno, amministratore delegato di Porsche Consulting Italia, piace raccontare l'aneddoto dell'operaio della Sulzer Friction Systems di Napoli, che dopo aver visto i consulenti del gruppo di Stoccarda introdurre in azienda la variabile tedesca della lean production, li ha travasati con creatività partenopea nel chiosco dove i famigliari vendono pizza, panini e kebab. Via gli sprechi, di tempo e materiali, e il fatturato è raddoppiato in poco tempo.

Non bisogna avere necessariamente lo stomaco di un gigante per digerire i precetti che la stessa Porsche ha mutuato negli anni 90 da Toyota salvando se stessa fino a diventare la casa automobilistica più redditizia al mondo. Il suo modello sta facendo proseliti in Italia, non soltanto nell'automotive, con una domanda crescente di consulenza tra le Pmi del Nord Est e dell'Emilia, dove la filiale italiana di Porsche Consulting realizza ormai il 60% del fatturato. Il modello tedesco resta un punto di riferimento irrinunciabile per qualità ed efficienza: «Voglio che la mia azienda diventi la Porsche del suo settore», è la richiesta standard di una clientela alla ricerca dell'ottimizzazione dei costi e dei processi. Invece dei consulenti in divisa da consiglio d'amministrazione, ecco gli uomini Porsche in camice bianco da linea di produzione girare tra operai e impiegati.

Eppure la prima reazione dei sindacati di Piaggio Aero nel 2006, all'arrivo degli uomini in bianco, fu delle peggiori: «Tedeschi, tornatevene a casa!», gridarono, temendo licenziamenti. Arrivò tra gli altri, a spiegare che cosa erano venuti a fare, un signore barbuto, corpulento e dall'aria simpatica: Edgar Ebersoldt, anni di esperienza come capo reparto alla linea d'assemblaggio della 911. Riuscì a convincere il consiglio di fabbrica e a consulenza compiuta, quando venne il momento dei saluti – abbracci e pacche sulle spalle – Edgar era diventato Eddy per gli operai italiani. Piaggio Aero aveva ridotto del 45% i tempi di lavorazione per l'assemblaggio delle ali e aumentato di un terzo la produttività.

Anche il cavaliere del lavoro Gianfranco Zoppas, presidente della Zoppas Industries, holding che raggruppa Irca e Sipa, produttori di resistenze elettriche e sistemi per il packaging di bevande, ha sottoposto le sue aziende alla cura Porsche. La fascinazione del modello tedesco c'entra, ma non è tutto: «La riflessione su una diversa e più efficiente organizzazione di Sipa – racconta nel quartier generale di Vittorio Veneto – è figlia di quell'annus horribilis, il 2009, che non dimenticheremo mai. Ci siamo guardati intorno e abbiamo visto che in fabbrica c'erano sprechi dappertutto. Come prima cosa siamo tornati a scuola: le persone chiave del gruppo sono andate in pellegrinaggio a Stoccarda per tre giorni, da bravi alunni disciplinati».

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