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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2011 alle ore 15:57.
La grisaglia è di sartoria e il tailleur è firmato, non ci sono né slogan né bandiere, o fischietti. Ma il senso è quello di sempre: l'espressione di un malessere, di una obiezione forte sebbene silenziosa, ma visiva e fuori dagli schemi. È questo quello che gli imprenditori di Treviso hanno voluto esprimere oggi con un corteo che ha fatto seguito all'assemblea della confindustria territoriale. La marcia degli imprenditori veneti è partita dalla tensostruttura allestita allo stadio del rugby a Monigo, nei pressi della città, fino all'ex area Appiani, dove sorge la nuova sede della associazione industriali trevigiana.
Circa 3mila persone - delle 2.900 presenti in assemblea - hanno percorso i due chilometri, con in testa al corteo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il presidente di Confindustria Veneto, Andrea Tomat, e il presidente di Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega. La manifestazione, hanno precisato sia Vardanega che la Marcegaglia, non ha connotazione politica o anti-governativa ma vuole sensibilizzare le istituzioni sulle istanze del mondo dell'impresa.
«Quello che chiediamo è una assunzione di responsabilità - precisa il presidentre trevigiano -. Facciamo fatica a riconoscerci in un paese nel quale lo scaricabarile è la norma e dove non si risponde più di quanto si è riusciti o non riusciti a realizzare. La via dello sviluppo passa attraverso una grande prova di responsabilità nazionale». Gli fa eco la presidente nazionale: «Con questa marcia non chiediamo niente - dice la Marcegaglia - se non il rispetto per quello che facciamo. Chiediamo alla politica solo di essere seria, di riprendere lo spirito di servizio e fare le cose che servono al paese».
Non ha partecipato alla marcia silenziosa né il governatore del Veneto Luca Zaia, né il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, presente all'assemblea, che però si è dichiarato perfettamente d'accordo con i motivi dell'iniziativa. Sacconi in assemblea ha ricordato analoghe iniziative in passato e ha sottolineato il valore di una protesta pacifica come questa: «Non contro qualcuno - ha detto - ma per noi, per la comunità». Sacconi ha aggiunto che oggi siamo «un paese diviso, lacerato, un paese in cui Milano potrebbe tornare agli anni Settanta. C'è bisogno di coesione».
All'assemblea trevigiana, la prima territoriale dopo quella di Confindustria nazionale, i vertici dell'istituzione hanno ribadito le priorità per le imprese: dalla riforma fiscale alla semplificazione burocratica, da un programma unitario per l'internazionalizzazione alla necessità di rivedere il rapporto con le banche. Ed è stato ribadito il concetto caro agli imprenditori: la necessità di tagliare la spesa pubblica e di privatizzare i tanti enti statali che rappresentano un inutile costo per la società.
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