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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2011 alle ore 08:16.

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MILANO - Le riforme, a cominciare da quella fiscale, e relazioni industriali più moderne, con al centro il contratto aziendale, «dove può avvenire lo scambio tra produttività e salario». Sono due degli impegni presi dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in quest'ultimo anno del suo mandato, nel discorso all'assemblea di Assolombarda. Più un terzo: il ruolo che dovranno svolgere in prima persona gli imprenditori per essere più forti e la riforma di Confindustria.

Di fronte alla foltissima platea, al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, la Marcegaglia ha annunciato di aver mandato ieri la lettera ai sindacati per sollecitare un incontro a breve: «Potrebbe essere in questa settimana o all'inizio della prossima». Si tratterà di discutere di come rendere valide per tutti i lavoratori le intese firmate a livello aziendale dalla maggioranza dei sindacati.

«È necessaria l'esigibilità delle intese: la nostra idea è che gli accordi siglati dalla maggioranza delle rsu o rsa debbano essere validi per tutti. Non è che poi uno si alza e mette tutto in discussione», ha detto la presidente di Confindustria, sottolineando che comunque spostare il baricentro in azienda non vuol dire mettere da parte i contratti nazionali.
Un argomento che ha ribadito anche nel pomeriggio, dopo la disdetta ufficiale da parte della Uil dell'accordo del 1993 su contratti e rappresentanza: «La Uil ha collegato la disdetta ai problemi del rinnovo del contratto dei bancari. In ogni caso la strada da seguire è un accordo interconfederale sull'esigibilità dei contratti. C'era già nell'accordo del '93 questo obiettivo, è il vero anello mancante rispetto alla riforma dei contratti. Auspichiamo che l'accordo si trovi». Su un altro aspetto la Marcegaglia ha insistito: «Non è un passo da fare solo per risolvere la vicenda Fiat, ma è utile a tutte le imprese».

La strada maestra è un accordo interconfederale che semmai possa essere recepito per legge. Sul tema c'è grande attenzione anche da parte del governo: ieri il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sempre in Assolombarda, ha rilanciato l'idea di sancire la priorità del contratto aziendale, in quanto più prossimo alle imprese (prima del'assemblea si è intrattenuto per un colloquio con la Marcegaglia). Sabato scorso, al convegno della Cisl, aveva parlato di una legge, ieri ha sollecitato un accordo tra le parti sociali «per lo sviluppo di relazioni industriali di prossimità».

La Spagna si è già mossa in questa direzione: «L'ha appena fatto il leader spagnolo Zapatero con un decreto, da noi avrebbero proclamato lo sciopero generale persino la Cisl e la Uil. Invece è questa la strada: poter discutere di tutto a livello aziendale, lontano dalle ideologie, tutta l'organizzazione del lavoro, poter decidere se a trattare siano le rsu o le rsa», ha detto il ministro. Convinto che per le riforme, da questa all'apprendistato, al fisco, «se l'unanimità vuol dire non decidere o fare passi indietro, bisogna puntare alla coesione sociale, puntando ad accelerare i cambiamenti». E proprio su questo versante il ministro ha sottolineato il merito della presidenza Marcegaglia di aver cambiato il modello contrattuale «facendo ciò che altri per tanti anni non avevano mai fatto, grazie anche al coraggio di Cisl e Uil».

Ma per crescere bisogna agire anche con le riforme, a partire dal fisco. «Il ministro Tremonti ha avviato una riflessione seria, ho qualche buon motivo per pensare che si possa ragionare concretamente anche se non è facile», ha detto la presidente di Confindustria, che sabato, al convegno dei Giovani di Santa Margherita, ha avuto con Tremonti un colloquio riservato.

«Bisogna tagliare le tasse su chi tiene in piedi il paese, imprese e lavoratori», ha insistito la Marcegaglia, aggiungendo che bisogna arrivare al pareggio di bilancio nel 2014, come indicato anche dalla Commissione europea, fare i tagli alla spesa pubblica, ma non lineari. E che il rigore non è in contraddizione con la crescita. «È diverso tagliare i costi della politica, gli enti inutili oppure i finanziamenti in ricerca e innovazione».

Bene la lotta all'evasione fiscale, «da destinare almeno in parte al calo delle tasse per imprese e lavoratori». Anche Sacconi ieri è intervenuto sul fisco, dicendo che la riforma si baserà sullo spostamento delle imposte dirette a quelle indirette, e che sarà la conseguenza «di un nuovo perimetro della funzione pubblica». Quel meno Stato che sollecita anche la Marcegaglia quando dice di andare avanti sulle liberalizzazioni e privatizzazioni: «Ci sono oltre 7mila imprese di servizi pubblici di cui i quattro quinti in perdita».

Un tema che riprende dopo aver appreso i risultati dei referendum: «Noi come l'Ocse e la Banca d'Italia non pensiamo che si debba ripubblicizzare tutto. Certo, gli italiani si sono espressi in modo inequivocabile, su acqua e nucleare, dobbiamo prenderne atto».

Infine il terzo impegno annunciato dalla Marcegaglia riguarda le imprese e Confindustria: «Lavoreremo per rendere la Confederazione più snella e veloce». E le aziende punteranno a crescere: «Solo lo 0,7% del totale realizza il 50% dell'export, un numero che deve aumentare», ha detto la Marcegaglia, sollecitando tra gli applausi una riforma degli enti pubblici per l'internazionalizzazione.

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