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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2011 alle ore 11:36.

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Non condivisibili i vincoli di bilancio per gli enti virtuosi
Il calo degli investimenti pubblici «è un fattore non ultimo della stagnazione economica» e «appaiano in tal senso scarsamente condivisibili le norme che fissano vincoli per il rispetto del patto di stabilità agli enti locali, che di fatto impediscono investimenti ad enti che dispongono in bilancio di sufficienti risorse finanziarie», ha detto il procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti,Maria Teresa Arganelli, nella sua requisitoria in occasione del giudizio sul rendiconto generale dello Stato. Arganelli ha, inoltre, spiegato: «Si determina così un circuito vizioso in forza del quale le inefficienze di taluni enti vengono pagate da enti virtuosi».

Critiche alle novità sulla riscossione introdotte nel decreto Sviluppo
Mazzillo ha illustrato i dubbi della Corte dei Conti sulla «capacità di assicurare anche per il futuro la tenuta del livello complessivo del gettito» come fatto finora («nei primi 5 mesi 2011 significativa accelerazione delle entrate tributarie») e malgrado la fattibilità di «obiettivi ambiziosi» dalla lotta all'evasione fiscale, viste le «imponenti dimensioni del fenomeno». Mazzillo è stato critico sulle novità per la riscossione introdotte nel decreto Sviluppo all'esame del Senato. Ha messo, infatti, in guardia dal rischio di «indebolimento di una serie di presidi, a cominciare alla forza dissuasiva della riscossione coattiva attribuita ad Equitalia. Stesso discorso per il «depotenziamento di strumenti rivelatisi di particolare efficacia, come studi di settore e spesometro, se verrà confermata l'obbligatorietà del contraddittorio che porterebbe a drasticamente limitare il numero dei controlli».

Condivisibile il disboscamento di esenzioni e agevolazioni
La Corte dei Conti ritiene «condivisibile il progetto di disboscamento di esenzioni e agevolazioni» fiscali, allo studio del governo nell'ambito della riforma fiscale, ma avverte che «l'area di intervento per allargare la base imponibile è molto più circoscritta di quanto appare a prima vista». Mazzillo ha spiegato che si deve tenere conto «dell'erosione che è parte integrante dell'assetto delle imposte (almeno il 50%) e di una quota che corrisponde a puntuali e giustificate scelte di politica fiscale (un altro 20%). Pur nella consapevolezza che anche gli interventi teoricamente possibili in quest'area sono destinati a suscitare forti resistenze, non ci si può permettere, comunque, di rinunciare, ancora una volta, ad un più che condivisibile progetto di disboscamento di esenzioni ed agevolazioni già tentato nel lontano nel lontano 1991».

Soglia record dei residui attivi a quota 230 miliardi
Il presidente di Sezione, Maurizio Meloni, ha espresso la preoccupazione della Corte dei Conti per «l'anomalia rilevante» del fenomeno dei residui attivi e passivi. I primi raggiungono la soglia record di 230 miliardi (+18%), mentre i residui passivi tornano a superare i 100 miliardi, assestandosi a 108. Per il 90,5% si tratta di residui propri e stimati a tradursi in pagamenti; invece i residui di stanziamento diminuiscono di oltre 8 miliardi. Meloni spiega che il fenomeno dei residui passivi si é aggravato negli ultimi tempi a causa delle misure di contenimento della spesa spesso orientate allo slittamento dei pagamenti. Si tratta di «un accumulo imponente di residui» che rende «sempre più appannata la leggibilità del Rendiconto». Accanto a questo danneggiano la trasparenza dei conti il fenomeno delle regolazioni contabili e debitorie, con la formazione di «una massa di debiti pregressi» dovuta alle restrizioni finanziarie, e quello dei pagamenti in conto sospeso.

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