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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 06:41.

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«Gare a luglio o Expo a rischio»«Gare a luglio o Expo a rischio»

«Non c'è mai stata l'intenzione di fare 150 orti tutti uguali. Le persone non vengono a un'esposizione universale per vedere solo un grande orto. Quello era un concetto di partenza che è stato sviluppato in modo adeguato nel masterplan di Expo». Le parole pronunciate ieri da Vicente Loscertales, segretario generale del Bie in visita per due giorni a Milano, dovrebbero mettere definitivamente fine alle polemiche delle ultime settimane sull'aspetto del sito di Expo 2015 alimentate dal neo assessore del Comune di Milano Stefano Boeri che in qualità di architetto consulente di Expo 2015 Spa in passato aveva contribuito a delineare proprio il layout del sito. Progetto poi modificato in corso d'opera con compresenza di orti e padiglioni anche su indicazione dei paesi partecipanti.

Loscertales, che ha incontrato separatamente il governatore Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il presidente della provincia di Milano Guido Podestà si è detto soddisfatto perché si è sbloccato l'impasse sui terreni. «Senza i terreni c'era un problema di credibilità. I paesi davano l'adesione all'esposizione senza avere certezze. La società Arexpo è la soluzione ideale. Ora la priorità è il lancio della prima gara entro luglio e l'inizio dei lavori in ottobre. Se non si fa così Expo è a rischio, perché restano tre anni per fare tutto». Bene i passi in avanti, quindi, ma il segretario generale ribadisce l'ammonimento lanciato a metà giugno in occasione dell'assemblea del Bie.

Sull'utilità di Arexpo in mattinata si è speso anche il governatore Formigoni, che di questa soluzione è stato il grande promotore: «Arexpo ha messo in sicurezza i terreni, garantisce la loro disponibilità per Expo e la loro proprietà pubblica. Vi è pieno accordo con il sindaco Pisapia per l'ingresso del Comune nella società». Però proprio sulle aree la partita è tutt'altro che chiusa. È molto probabile, infatti, che vengano ridefinite le quote di partecipazione ipotizzate a metà aprile, quando al vertice di Palazzo Marino c'era Letizia Moratti. Il Comune di Milano difficilmente avrà la maggioranza assoluta, quel 51% che era stato previsto ma che ora Palazzo Marino fatica a sostenere perché ha le casse vuote a fronte di un fabbisogno di 193 milioni per la costituzione e le principali attività della nuova società.

«Di una quota del 51% non ho trovato traccia nei documenti del Comune, solo un appunto. Non è importante avere il 51% ma essere determinanti nella governance» ha affermato Pisapia. Ancora da definire sono le quote della Provincia e del Comune di Rho, che vuole maggior spazio rispetto allo 0,7% ipotizzato a fronte del conferimento dei terreni di sua proprietà. La situazione è fluida anche sulla società di gestione Expo Spa: Podestà lunedì si incontrerà con Berlusconi e chiederà un provvedimento ad hoc per aiutare l'ente a far fronte al patto di stabilità. In caso contrario ridurrà la sua quota che attualmente è del 10 per cento.
Loscertales, inoltre, ha sottolineato la necessità che d'ora in avanti le istituzioni parlino in modo univoco per trasmettere un messaggio chiaro ai cittadini ai quali finora sono arrivate informazioni contraddittorie: «Il loro coinvolgimento è fondamentale per il successo di Expo».

Nessuna novità, invece, per quanto riguarda l'eventuale sostituto alla carica di commissario straordinario di Expo, finora ricoperta da Letizia Moratti. I due potenziali candidati, Pisapia e Formigoni, non si espongono, sottolineando che dovrà essere una scelta condivisa. Loscertales, dal canto suo, si è mantenuto fuori dalle contrapposizioni lombarde: «È una scelta che compete al governo». Invece ha fatto eco a Podestà nel chiedere che venga eliminato il tetto del 4% per le spese di gestione di Expo Spa sul totale dei fondi disponibili. Questo per garantire un cash flow regolare.

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