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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 10:08.
La finanza torni a fare il mestiere di un tempo. Ovvero: investire in progetti concreti, mirati allo sviluppo di un territorio e misurabili dagli stessi abitanti. Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra alle amministrative Milano, ha creato un team per studiare nuove forme di finanziamento civico. Al primo posto c'è l'"Expo bond", realizzabile, dice il candidato, già nel giro di un anno.
Perché vuole finanziare l'Expo attraverso un'obbligazione? Pensa che le risorse pianificate non saranno sufficienti?
Non finanzierà l'Expo in quanto tale, ma aiuterà la sua riuscita. Al bond sarà collegato un voucher a cui corrisponderanno dei servizi per chi arriva a Milano: pacchetti turistici, con voli e permanenza, itinerari e accesso al sito espositivo, da studiare con la società e gli operatori di settore. È una forma di marketing cittadino, che punta ad attirare e gestire i 20 milioni di visitatori attesi, di cui un terzo stranieri.
È solo un'idea o c'è già uno studio di fattibilità?
Siamo già abbastanza avanti. Intendiamo collocare il bond nei paesi stranieri potenzialmente interessati all'Expo, dagli Stati Uniti alla Cina, e anche nella maggior parte delle regioni italiane. Intendiamo raccogliere, come minimo, 100 milioni, ma probabilmente molto di più. La durata dovrebbe essere quinquennale. E già pensiamo ad una gara tra consorzi di banche per il collocamento. Sarebbe la prima volta in cui un prodotto finanziario è agganciato a dei servizi, e non solo alla rendita.
Non teme che questo tipo di strumenti siano ormai poco graditi, almeno in Italia? L'ultimo bond comunale di Milano, del 2005, è associato all'immagine dei prodotti derivati per cui è in corso un processo.
Certamente andrebbe spiegato, ma credo che il marchio Expo, le garanzie di un Comune e l'idea di un voucher di servizi creeranno un'attesa positiva. E poi non dimentichiamoci che oggi la fiducia nei Comuni è superiore a quella degli Stati.
Al di là dell'Expo, in che modo ritiene che si debba far fronte ai problemi di bilancio di Milano, che, come la maggior parte dei Comuni italiani, vive momenti di difficoltà sotto il profilo finanziario?
La mia idea di finanza civica è ampia. Intendo ricorrere anche a dei bond civici per i milanesi, con 5 anni di durata, per realizzare opere di quartiere. Ci saranno dieci iniziative, in tutta la città, che verranno finanziate in questo modo.
La macchina comunale dovrà essere ridimensionata: oltre a un minor numero di consiglieri anche un minor numero di assessori. Cosa eliminerà?
C'è un team di specializzati che sta studiando assessorati e deleghe, così da accorpare aree omogenee. Oggi c'è molta frammentazione, riusciremo a mettere tutto insieme senza togliere servizi. La novità che vogliamo introdurre però è soprattutto il bilancio per progetti: non ai settori, in modo passivo e a priori, ma in base alle proposte degli assessorati. È un metodo efficace già utilizzato a Genova.
Condivide l'idea lanciata dal ministro Tremonti di creare a Milano una "free zone" per la fiscalità delle imprese?
Non darei a questo tema una grande centralità. Per noi la questione è sostenere le imprese che già ci sono, e che devono nascere, con azioni di credito e microcredito nei settori strategici come le nuove tecnologie, il biomedicale, le energie rinnovabili, le bioscienze. E soprattutto nel campo dei new media, che verrà supportato con una rete capillare di internet wi-fi.
Più precisamente come e con quali investimenti?
Pensiamo a 5mila hot spot in tutta la città, entro tre anni, con un investimento di 5 milioni. Abbiamo visto che in Europa il Pil cresce di più in quelle città dotate di questo tipo di connessioni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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