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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 16:36.

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«Confindustria non tollera più una situazione di stallo, dove non si fanno le riforme necessarie e si aspetta per non andare incontro a crisi di Governo o al cambiamento di equilibri politici. Se si continuerà a stare in una situazione di stallo la voce degli imprenditori non sarà rassegnata perché stiamo rischiando di buttare via gli sforzi fatti per decenni». Con queste parole la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha rinnovato l'appello al Governo a fare le riforme, parlando da Modena, nel corso di in una conferenza stampa che si è svolta dopo la firma dell'integrazione tra le associazioni di produttori di macchine per la ceramica e il packagin Acimac e Ucima.

No a una patrimoniale spot
Per recuperare credibilità servono subito riforme, «quelle da fare sono chiarissime»: pensioni, privatizzazioni e liberalizzazioni, fisco. Non serve una patrimoniale "spot" per abbassare il debito del paese di pochi punti col rischio di recuperarli nel giro di qualche mese. «Noi siamo assolutamente contrari - ha detto - a una patrimoniale spot per abbattere il debito, perché sarebbe una specie di rubinetto in mano ai politici. Se poi non facciamo una riduzione della spesa pubblica in modo costante, rischiamo di abbattere il debito per un po' e poi il debito torna a salire. Altro discorso è farlo, nell'ambito di una riforma fiscale complessiva, con l'obiettivo di abbassare le tasse, soprattutto Irap e Irpef, su imprese e lavoratori. In quel contesto siamo disponibili a ragionare su un aumento dell'Iva e sulla possibilità di mettere una piccola tassa sui patrimoni. Ma solo in questa logica. Una patrimoniale una tantum per abbattere il debito secondo me non serve a niente, anzi sarebbe controproducente e ridurrebbe ulteriormente la fiducia dei cittadini e degli investitori verso il nostro paese».

Riforme subito
Serve, ha detto Marcegaglia, «una forte riforma delle pensioni che liberi risorse da usare per ridurre il cuneo fiscale e servono privatizzazioni e liberalizzazioni. Poi una riforma fiscale seria». Riforme che, secondo la leader degli industriali, non si fanno perchè «non c'è il coraggio di fare cose impopolari, c'e una certa distrazione e per molto tempo si è negato che la crisi ci fosse. Veniamo da due manovre, che comunque andavano fatte, ma che sono tutte tasse. Adesso dobbiamo fare in fretta le riforme, perchè ogni giorno che passa si sprecano risorse».

Scenario italiano drammatico
La presidente di Confindustria ha sottolineato che «lo scenario italiano è drammatico, la credibilità del Paese è minata: l'aumento dello spread è un problema che impatta drammaticamente nella vita di tutti noi. Bisogna recuperare una forte credibilità sui mercati e non solo».

Gli spread sono pericolosissimi
Marcegaglia ha ribadito che non sta a Confindustria indicare la strada da seguire per uscire dalla pesante situazione in cui si trova il Paese, ma ha invitato comunque a trovare un nuovo modo per affrontare la crisi, che anche oggi vede una pesante situazione sui mercati. «Gli spread sono pericolosissimi - avverte Marcegaglia - se si mantengono per molto tempo in una situazione di stallo». Se il Governo non avrà la capacità di affrontare i problemi del Paese con le riforme, il rischio è quello di buttare via gli sforzi compiuti e questo, dice ancora Marcegaglia, «non è tollerabile». «C'è molta preoccupazione - ha concluso la presidente di Confindustria - Nei prossimi giorni ci saranno il direttivo e la giunta, decideremo quali ulteriori passi fare».

Il G7 non è stato convincente
«Il risultato di questo G7 - ha commentato la leader degli industriali - non é stato soddisfacente, perché si è rimandata a ottobre una nuova decisione sulla Grecia, quindi la situazione é preoccupante. Sarà necessario arrivare a un salvataggio vero della Grecia, e salvare l'euro perché questo é essenziale». Per Marcegaglia «le decisioni che arrivano dall'Europa non sono soddisfacenti. Anche la situazione tedesca, il fatto che la Merkel perda spesso le elezioni nei vari lander non aiuta». Tuttavia, afferma, «credo che l'euro sia un grande valore da salvaguardare» e aggiunge che «chiaramente all'interno di questo noi dobbiamo fare i nostri compiti a casa, perché continuiamo ad avere uno spread rispetto al bund molto alto, vicino a 400, maggiore a quello spagnolo, questo significa che
siamo meno credibili rispetto alla Spagna».

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