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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2011 alle ore 16:40.

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Sono i lavoratori quelli che determinano in maniera prevalente l'assegnazione del premio "Best Workplace". Le due classifiche nelle quali sono state divise le 35 imprese partecipanti alla competizione sono state infatti redatte partendo proprio dal giudizio che i dipendenti di queste aziende danno del proprio gruppo. Una valutazione analitica basata sulle risposte date al "Trust Index", questionario che nell'edizione 2011 è stato somministrato a oltre trentamila persone, composto da 59 domande tese a far emergere tutte le eccellenze dell'impresa per la quale si lavora.

Ma sebbene il "Trust Index" pesi per due terzi sulla valutazione complessiva, non è l'unico elemento di giudizio che concorre alla compilazione delle classifiche definitive: la restante parte del punteggio assegnato a ciascuna impresa è data dall'analisi delle pratiche di gestione delle risorse umane così come descritte direttamente dalle aziende attraverso un altro strumento, il "Culture Audit". Quest'ultimo evidenzia non solo alcuni dati oggettivi dell'azienda ma anche la cultura d'impresa e i valori che vengono portati avanti. La somma dei punti ottenuti con le rispettive modalità di analisi determina infine il risultato finale e la vittoria delle due aziende che si sono posizionate al primo posto nelle rispettive classifiche.

Ma quali sono gli elementi di valutazione che emergono dal questionario dedicato ai lavoratori? Il modello su cui si basa il "Trust Index" sottolinea come un ambiente di lavoro eccellente sia caratterizzato da tre fattori fondamentali: la fiducia reciproca nei confronti del management aziendale, l'orgoglio nei confronti del proprio lavoro e dell'organizzazione della quale si fa parte e la qualità dei rapporti con i colleghi. Un "great place to work" è quindi definito come un ambiente in cui i dipendenti credono nelle persone per le quali lavorano, sono orgogliosi di quello che fanno e si trovano a proprio agio con gli altri impiegati. Relazioni tra l'individuo e l'impresa che il modello di valutazione proposto qualifica sulla base di cinque dimensioni. Per comprendere cioè la qualità del rapporto tra dipendenti e dirigenza si analizzano la "credibilità" (quanto i lavoratori ritengono il management affidabile e degno di fiducia), il "rispetto" (il modo in cui i vertici aziendali coinvolgono e supportano i propri collaboratori) e l'"equità" percepita nelle decisioni dei vertici. Per valutare il rapporto tra il dipendente e la struttura nella quale è impiegato si valuta invece l' "orgoglio" dell'appartenenza e infine, per giudicare la relazione tra i singoli lavoratori, il modello di questionario preparato tenta di far emergere il livello di "cameratismo", che misura lo spirito di squadra dei dipendenti all'interno dell'ambiente di lavoro, la loro confidenza, la collaborazione.

Un quadro d'insieme che viene completato appunto con il "Culture Audit", questionario diviso in due sezioni dedicato in maniera esclusiva ai responsabili delle risorse umane, e la cui valutazione pesa per un terzo sulla definizione delle classifiche. Nella prima parte si analizzano la demografia dei dipendenti (numero, composizione, nazionalità, turnover volontario, anzianità aziendale), la struttura societaria, i risultati (anno di fondazione, fatturati) e i benefit offerti ai lavoratori (palestra, asilo, assicurazione sanitaria, giorni di ferie). Mentre la seconda parte, strutturata con una serie di domande a risposta aperta, consente alle aziende di far conoscere le proprie policy e i propri valori.

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