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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2011 alle ore 16:03.

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Giunta alla sua undicesima edizione la classifica dei migliori posti di lavoro di Great Place to Work Institute Italia si sdoppia: una top ten per le aziende più grandi, una graduatoria per le 25 piccole e medie imprese più appetibili. A pubblicarle in anteprima è, anche quest'anno, il Sole 24 Ore, accompagnandole da una riflessione ad ampio spettro su evoluzione, problematiche e prospettive del mondo del lavoro.

È un mondo costantemente sotto i riflettori dei media, ma negli ultimi anni l'attenzione si è concentrata inevitabilmente sulla crisi e sulle sue ripercussioni. Ci sono però fattori decisivi per la qualità dell'ambiente di lavoro che valgono a prescindere dal quadro di recessione pressoché globale; e ci sono trasformazioni nelle dinamiche lavorative e nella gestione del tempo non legate alla crisi e in corso già da anni (per esempio l'evoluzione tecnologica, la sostenibilità ambientale) che meritano un'attenta riflessione.

È questo il focus del nostro approfondimento, favorito tra l'altro dal tema dell'anno, quello lanciato da Great Place to Work come contest che accompagna la competizione 2011 e sviluppato attraverso un forum tra attori selezionati: il work-life balance, il bilanciamento tra lavoro e vita privata. Se ne parlerà ampiamente nel convegno di Great Place to Work Italia del marzo prossimo, che sarà anche la sede della premiazione e della celebrazione dei "best worplace" individuati dalla classifica.

Nel convegno le migliori aziende, coadiuvate da esperti e studiosi dell'argomento, presenteranno lo stato dell'arte con dibattiti, tavole rotonde e workshop; è allo studio anche l'idea di far intervenire studenti universitari e dell'MBA. In Italia - gli esperti che ospitiamo in queste pagine lo confermano - la cultura del work-life balance si sta affermando lentamente e rimane un gap ancora piuttosto consistente con Paesi esteri dove l'orario flessibile, il job sharing o il telelavoro sono conquiste consolidate, per citare solo alcuni degli elementi che agevolano un equilibrio soddisfacente tra lavoro e famiglia. Ma la radiografia delle aziende migliori di Great Place to Work (si vedano le interviste e le schede da pagina 2 a pagina 4) mette in evidenza come i posti di lavoro eccellenti abbiano già un'occhio di riguardo a quello che è giustamente considerato un fattore strategico per migliorare il clima lavorativo e spesso influire positivamente anche sui risultati economici: non si deve infatti sottovalutare l'equazione tra ambiente di lavoro eccellente e fatturato o performance finanziarie sopra la media, da tempo evidenziata dagli studi di Great Place to Work Institute negli Stati Uniti e negli altri Paesi in cui la società opera.

Il convegno di marzo farà da spartiacque tra le edizioni 2011 e 2012 della classifica di Great Place to Work. In quell'occasione, infatti, verranno anche lanciati la nuova edizione della graduatoria e il nuovo contest. Il filo conduttore del 2012 sarà: "Oltre la total compensation. Retribuzione tangibile e intangibile". L'argomento sarà poi ampiamente trattato e studiato nel Best Workplaces Forum di Great Place to Work, un'iniziativa che mette a confronto un numero limitato di aziende eccellenti che analizzano in profondità il tema dell'anno, mettendo a fuoco ciò che già si fa in questo campo e quali sono gli scenari possibili, anche attraverso la testimonianza di accademici e opinion maker nazionali e internazionali.

Great Place to Work ha deciso tra l'altro di accompagnare la prossima edizione con un'iniziativa benefica: si impegnerà a versare 100 euro per ogni azienda che partecipa all'indagine (quest'anno sono state circa un centinaio) a sostegno di "Una mano per l'Africa 2012". Si tratta di un progetto nato circa dieci anni fa grazie al Gicam (Gruppo italiano chirurghi amici della mano), ong che riunisce medici generali, chirurghi, ortopedici e plastici che organizzano missioni di sostegno gratuito a Paesi in via di sviluppo. Negli ultimi tre anni l'associazione fondata e presieduta dal chirurgo Marco Lanzetta si è impegnata in Sierra Leone, dove i medici hanno ricostruito mani a centinaia di bambini mutilati dalla guerra civile; il progetto 2011-2014 è rivolto a Ghana, Togo, Benin e Burkina-Faso: sono state individuate le zone più bisognose e gli ospedali più idonei a ospitare una "sala operatoria itinerante" con i chirurghi, gli anestesisti e gli infermieri del Gicam. I costi amministrativi vengono ridotti all'osso e non si impiega altro personale che non sia quello operativo, sul campo.

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