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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 11:31.

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Eurozona in recessione e Unione europea al palo: per l'immediato non sono entusiasmanti le previsioni economiche di interim pubblicate oggi dalla Commissione europea, che ha operato consistenti revisioni al ribasso sulle attese di crescita del Pil. Tuttavia a partire dalla secondo metà dell'anno sono attesi miglioramenti: si dovrebbe assistere a una «crescita modesta», dice l'esecutivo comunitario in una nota.

Per l'insieme dell'area euro quest'anno viene previsto un meno 0,3 per cento del Pil, a fronte del più 0,5 per cento precedentemente indicato. Una recessione definita «lieve» dalla Commissione. Per l'intera Unione europea a 27 viene invece stimata una crescita a zero, contro il più 0,6 per cento precedente.

Fanalini di coda saranno Grecia e Portogallo, che rispettivamente subiranno cadute del Pil del 4,4 e del 3,3 per cento, l'Italia accuserà un meno 1,3 per cento, la Spagna un meno 1 per cento, mentre la Germania riuscirà a spuntare un più 0,6 per cento, secondo la Commissione, e la Francia un più 0,4 per cento.

L'area euro è in una lieve recessione, con segnali di stabilizzazione, afferma la Commissione europea nel titolo del rapporto. L'inatteso stallo della ripresa che si è visto nel finale di 2011 è destinato a proseguire sui primi sei mesi del 2012. L'esecutivo comunitario avverte che comunque l'incertezza resta elevata e gli sviluppi dei singoli paesi si mostrano diseguali.

Sono state invece leggermente riviste al rialzo le previsioni di inflazione: ora viene pronosticata al 2,1 per cento nell'area euro e al 2,3 per cento nell'Ue a 27.

I livelli generali di fiducia «rimangono a valori bassi, tuttavia le tensioni sui mercati finanziari si stanno allentando», ha commentato il vice presidente della commissione europea, Olli Rehn, responsabile di Affari economici e dell'euro. «Sono stati compiuti molti dei passi che servivano» a stabilizzare la situazione, e ora ponendo in essere «azioni risolutive» si potrà compiere una svolta e passare dalla stabilizzazione alla ripresa in termini di crescita e occupazione

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