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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 17:20.

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Moritz Kraemer da Francoforte e Marko Mrsnik da Parigi sono i due uomini di S&P's dedicati a controllare il voto della tripla A alla Francia che oggi vacilla. Il primo si occupa della Germania, e in subordine della Francia, il secondo viceversa. Un buon tandem che è stato messo a dura prova il 10 novembre scorso per un grave infortunio: la società di rating americana ha inviato a più clienti un downgrading del rating della Francia poi rivelatesi un errore informatico. Uno scherzo durato un paio d'ore che non è affatto piaciuto a Parigi e a Bercy, la sede del ministero delle Finanze francese, che hanno chiesto è ottenuto le scuse formali di Douglas Peterson, il capo supremo della società che ha preso il posto dell'indiano, Deven Sharma, l'ex numero uno che si è dimesso subito dopo il clamoroso dowgrading degli Stati Uniti.

Le critiche all'operato delle società di rating. Un mossa molto controversa quella operata a freddo contro gli Stati Uniti. Quando il 5 agosto S&P's ha declassato il debito statunitense dalla tripla A a AA+, con affemazioni politicamente molto orientate alle critiche del Tea Party, i mercati hanno reagito in modo del tutto opposto facendo abbassare i tassi dei Tresury bills invece che farli balzare come ci si sarebbe aspettato. Uno smacco senza precedenti per una società di rating che nei fatti ha costretto alle dimissioni l'ex presidente di S&P's Sharma.

Ma le critiche più serrate, oltre a quelle gauchiste di essere troppe vicine ai desiderata del Tesoro statunitense nel corso delle varie crisi (la Tequila crisis del 1994 o l'asiatica del 1997 o quella dei PIIGS 2009), sono arrivate dopo alcuni incidenti proprio sul mercato che hanno incrinato la credibilità delle società.

Le accuse più dure sono arrivate nell'incapacità di avvertire per tempo i disastri globali legati alla bolla immobiliare Usa, dando voti di tutto rispetto ai famosi pacchetti finanziari in cui erano insaccati i mutui subprime e derivati vari, ma anche alla banca d'investimento Lehman Brothers, al top dei voti fino a poco prima che fallisse clamorosamente domenica 15 settembre 2008. Tutti infortuni che hanno contribuito a innescare, invece di evitare, la grande recessione del 2008 che è costata finora ben 7.700 miliardi di dollari di finanziamenti della Federal Reserve allo 0,1% di interesse alle grandi banche americane, secondo quanto ricostruito da Bloomberg. Altro che programma Tarp da appena 700 miliardi di dollari!

Il conflitto di interesse. Le agenzie di rating nascono per dare il voto alle società migliori e guidare i risparmiatori in modo equanime nella giungla delle informazioni non sempre accessibili. Anzi dovrebbero servire a rompere quella diseguaglianza nell'accesso delle informazioni che privilegiano alcuni operatori rispetto ad altri. Ma Moody's e S&P's hanno al loro interno dei conflitti di interesse perché sono proprietà di fondi d'investimento. Il maggior azionista di Moody's, con il 17%, è il fondo Berkshire Hathaway, di proprietà del famoso miliardario vicino al presidente Barack Obama, Warren Buffett, icona del capitalismo filantropico americano assieme a Bill Gates.

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