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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 06:43.
La banca centrale russa continuerà ad acquistare oro per diversificare le sue riserve, che attualmente ammontano a 530 miliardi di dollari, le quarte nel mondo. A dichiararlo, a margine del World Economic Forum di Davos, è stato il vice presidente dell'istituto, Alexei Ulyukayev. Mosca – che in base alle statistiche del Fondo monetario internazionale risulta essere stata il maggior acquirente di riserve auree dal 2005 – si era proposta come target di medio termine di coprire con lingotti il 10% del valore delle sue riserve. Oggi, secondo il World Gold Council, sarebbe già arrivata al 9,9% e molti analisti avevano sollevato dubbi sulla sua volontà di proseguire.
Il chiarimento, almeno in teoria, avrebbe dovuto fornire sostegno alle quotazioni dell'oro: uno dei principali fattori che hanno favorito il rally del metallo negli ultimi anni è stato proprio l'intensa attività di acquisto da parte delle banche centrali (l'anno scorso le riserve auree hanno avuto il maggior incremento da 48 anni).
Dopo aver tentato invano per cinque sedute di sfondare al rialzo la resistenza posta a 1.695 dollari l'oncia, il prezzo del lingotto ieri è tuttavia scivolato fin sotto 1.670 $/oz.
L'aumento delle tasse di importazione in India ha quasi azzerato la domanda fisica nel Paese che è il primo consumatore mondiale del metallo prezioso. Ma ad influenzare negativamente il mercato ha probabilmente contribuito soprattutto il cambio delle strategie di investimento annunciato da Hsbc.
La banca ha dimezzato la quota di investimenti in oro – dal 15 al 7% nel portafoglio strategico a 3 anni e dal 16 al 7% nel portafoglio tattico – sostituendolo con "Tips" (Treasury Inflation-Protected Securities, ossia titoli protetti dall'inflazione). La decisione, spiega Hsbc, è legata ad un miglioramento degli scenari e in particolare al fatto che rispetto a un anno fa sembra essersi ridotto il cosiddetto rischio sistemico: sembra insomma meno probabile che vi sia un collasso della zona euro, mentre gli Stati Uniti hanno evitato il fiscal cliff e non sembrano sul punto di crollare sotto il peso del debito. «Poiché il rischio che si verifichi un disastro si è ridotto molto – afferma la banca – prevediamo che l'oro scenderebbe a 1.600 $/oncia in caso di recessione, piuttosto che salire a 2.200 $ come credevamo lo scorso settembre». L'oro, conclude Hsbc, non è più un «investimento solido» e per difendersi dall'inflazione vanno meglio i Tips.
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