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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2012 alle ore 11:03.

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Chi produce all'estero esporta di più. Molto di più. I dati parlano chiaro: tra il 2007 e il 2010 – e di mezzo c'è anche il 2008, con l'inizio della grande crisi - le esportazioni delle imprese italiane che hanno una presenza oltreconfine sono aumentate di ben il 29,2%, contro una presenza italiana all'estero cresciuta "solo" del 10,1 per cento.

A puntare i riflettori su questo fenomeno sono i ricercatori di Fondazione Impresa: in quattro anni l'export del made in Italy prodotto all'estero, attraverso le controllate delle aziende italiane, ha messo a segno un vero e proprio boom. Un trend destinato a continuare: è proseguito cioè tra il 2010 e il 2012, e continuerà nel 2013, assicurano gli autori dello studio.
I motivi? «I Paesi emergenti hanno barriere meno rigide alle esportazioni – spiega Daniele Nicolai, ricercatore presso Fondazione Impresa –, così da quelle realtà è più facile raggiungere i Paesi vicini e altrettanto emergenti. Soprattutto, alle imprese italiane i Bric garantiscono costi inferiori: da quelli per spedire un container a quelli per le pratiche burocratiche, fino ai costi indiretti legati alle tempistiche, in media in Italia decisamente più lunghe».

Le imprese italiane, insomma, in prima battuta si stabiliscono all'estero con l'idea di cogliere le opportunità di vendita che si prospettano sul mercato locale. E solo in un secondo momento scoprono che si tratta di buone basi per esportare.
Nel 2010 le imprese italiane all'estero hanno esportato beni e servizi per oltre 123 miliardi di euro. Una fetta considerevole del made in Italy: è più di un terzo di tutto l'export italiano messo a segno quell'anno. Senza contare che, in media, tra le imprese estere a controllo italiano la quota di fatturato complessivo derivante dalle esportazioni è piuttosto alta e supera il 43% dei ricavi totali.
Chi garantisce tutte queste vendite oltreconfine? I Paesi extra-Ue, naturalmente. Che - guarda caso - sono anche quelli dove la presenza delle controllate italiane aumenta di più. Fondazione Impresa la misura con il metro dell'occupazione creata. Tra il 2007 e il 2010 in Brasile gli addetti impiegati dalle controllate italiane sono aumentati del 25,9% e il Paese si è guadagnato il secondo posto tra le mete preferite dalle nostre imprese, scavalcando Francia, Germania e Romania. Quest'ultima, al contrario, appare in deciso calo: in quattro anni gli addetti sono diminuiti del 21,4 per cento. «E diminuiranno ancora – ricorda Nicolai –, un po' perché tutto l'Est Europa è in difficoltà e un po' perché a Bucarest, in particolare, il costo del lavoro sta aumentando parecchio, tanto che per il 2013 ci aspettiamo più di una dismissione».

Nell'anno che verrà le imprese italiane preferiranno insomma altre destinazioni più redditizie, «come l'Estremo Oriente o il Sudamerica», dice Nicolai. In ogni caso, i tassi di crescita delle imprese italiane presenti all'estero rimarranno effervescenti anche nel 2013 «in termini di aumento delle presenze, di crescita del fatturato e degli addetti, e naturalmente dell'export – aggiunge il ricercatore –. Non dobbiamo dimenticarci infatti che i mercati esteri continuano a essere il driver del contenimento della crisi per le nostre imprese. E che l'Italia non è migliorata per livello di tassazione né per burocrazia e tempi di pagamento».
Nell'indagine 2007-2010 le aziende estere controllate da italiane sono cresciute del 10,1%, raggiungendo quota 22.081 imprese. E se il fatturato è aumentato dell'11,8%, per un totale di 434,6 miliardi di euro, il numero degli addetti occupati è balzato del 13%, passando da 1,42 milioni del 2007 a poco più di 1,6. Il totale mette in evidenza che sono stati creati oltre 184mila posti di lavoro, ma il parziale mostra un quadro differente: nei Paesi extra-europei le imprese italiane hanno assunto 238mila persone, mentre nella Ue hanno tagliato oltre 54mila posti di lavoro. Gli investimenti italiani, insomma, si sono spostati nei Paesi a più alta crescita. Un trend confermato anche dal numero delle imprese italiane presenti all'estero: cresciute del 29% nei Paesi extra-Ue, scese da 13.112 a 13.096 nella Ue a 27.

Quanto ai settori economici in cui operano le controllate, al primo posto ci sono le attività finanziarie e assicurative, che occupano più di 223mila addetti, pari al 13,9% dell'occupazione complessiva creata; segue a pochissima distanza il comparto del commercio, con 211mila addetti (il 13,2% dell'occupazione totale).
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