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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:14.
Quella del 1934 è la prima edizione europea di un Mondiale e viene organizzata dall'Italia mussoliniana. Mentre il duce inaugura la rassegna iridata, in Germania Hitler si proclama Fuhrer del Terzo Reich e promulga le leggi razziali. Il manifesto di quell'edizione vede rappresentato un Ercole impegnato nel saluto fascista e con un pallone tra i piedi: un'indubbia propaganda per il regime, con il duce che assiste a tutte le partite della Nazionale dalla tribuna d'onore.
Commissario Tecnico dell'Italia è Vittorio Pozzo, un piemontese grande conoscitore del gioco e delle lingue, già ct nelle Olimpiadi del 1920 e del 1924. Personaggio intransigente e già Ufficiale degli Alpini, Pozzo si pone come comandante di un esercito ed è pronto a combattere con i suoi uomini per arrivare al trionfo finale.
Il gruppo azzurro è di prim'ordine: in porta Pozzo ripesca l'ormai ritirato Combi, che deve sostituire l'infortunato Ceresoli. Il ct recupera anche Attilio Ferraris IV, ormai dedito al biliardo e al fumo di una quarantina di sigarette al giorno, dopo la cacciata da parte della Roma per cattiva condotta. In squadra anche gli oriundi Monti, Orsi e Guaita. La stella indiscussa è Giuseppe Meazza, mentre Angelo Schiavio è il finalizzatore in zona gol.
L'Italia parte con un facile 7-1 contro gli Stati Uniti a Roma, ma nei quarti di finale gli azzurri sfidano a Firenze la temibile Spagna del grande portiere Zamora. Il 31 maggio finisce 1-1 ai supplementari, grazie al buon cuore dell'arbitro che convalida il gol di Ferrari viziato da un'evidente carica di Meazza su Zamora, quindi la gara si rigioca il giorno successivo. Senza Zamora, infortunato, l'Italia vince grazie ad una rete dello stesso Meazza al 11' del primo tempo.
Superati a fatica gli iberici, nella semifinale di Milano ci tocca l'Austria, guidata dal centravanti Matthias Sindelar, soprannominato il Mozart del pallone per la sua grande classe. L'Italia supera anche questo ostacolo non senza polemiche sull'arbitraggio, grazie ad un gol di Guaita. Sindelar, grande fuoriclasse austriaco, conosce in occasione di quel mondiale anche la fidanzata Camilla Castagnola, milanese di origine ebraica. Entrambi verranno trovati morti nel gennaio 1939 a causa di un avvelenamento da monossido di carbonio: per diversi anni circolò l'ipotesi che Sindelar fosse di lontane ascendenze ebraiche e che l'unione con una donna ebrea avesse portato a un assassinio di entrambi da parte dei nazisti, sia per la loro religione, sia per il suo rifiuto di vestire la maglia della nazionale tedesca e di iscriversi al partito nazista.