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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 17:02.
Gas naturale e petrolio. L'economia algerina si fonda su queste due ricchezze del sottosuolo, che garantiscono più del 95 per cento dell'export: il paese è il quarto esportatore al mondo di gas e tra i primi dieci per quanto riguarda il petrolio. Oltre agli idrocarburi, in Algeria si estraggono soprattutto ferro e zinco. A fronte di un tasso di disoccupazione intorno al 15 per cento, dato che si alza sensibilmente se si considera la fascia più giovane della popolazione, più del 30 per cento dei lavoratori è dipendente dello Stato.
L'agricoltura non soddisfa neppure il fabbisogno interno, ma ci sono colture, come quella del dattero, che garantiscono un canale di esportazione. Rispetto ai tempi della colonizzazione francese è invece molto decaduta la viticultura, che certo non incontra la simpatia dei custodi dell'ortodossia islamica. Tra le industrie va segnalata la Sider El Hadjar, il più grosso complesso siderurgico dell'Africa, che è controllato dal gruppo indiano Arcelor Mittal, ghiotto di investimenti in Algeria. Tra gli impianti dediti alla trasformazione alimentare ci sono quelli del gruppo Cevital (che produce tra l'altro olio e zucchero) e la Hamoud Boualem che produce bibite non alcoliche dirette soprattutto al mercato interno.
Nel campo petrolchimico, la Asmidal produce fertilizzanti per l'agricoltura ed esporta ammoniaca in vari paesi dell'Africa e del Medio Oriente. L'allevamento è modesto: soprattutto capre e pecore. Nonostante un ampio affaccio sul Mediterraneo, in Algeria la pesca è perlopiù appannaggio di famiglie che si dedicano in proprio, e su scala ridotta, a questa attività. L'escalation di atti terroristici di marca islamista, seppur ridottasi negli ultimi anni, ha azzoppato il turismo: l'Algeria ha un appeal vacanziero molto più pallido rispetto agli altri paesi del Nord Africa.