Mondiali di calcio Sudafrica 2010

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«Arriviamo in semifinale sicuro», parola di Rombo di tuono

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2010 alle ore 14:55.

JOHANNESBURG -Il vento del Gauteng insiste con la sua armonica. Suonano le lamiere blu che proteggono l'allenamento dell'Italia al campo del Southdowns College, l'ultimo prima della partita d'esordio contro il Paraguay. Gigi Riva, 65 anni, è il Rombo di tuono di sempre, si fa beffe del rumore. Si siede sulla piccola tribuna del campo. Gli bastano pensieri chiari e parole piane. È l'arma proibita, l'ariete, il cannoniere (ha segnato 35 gol in 42 gare, nessuno come lui in azzurro): tira senza paura dall'alto del suo decimo Mondiale. Il team manager Gigi Riva pensa positivo fra Messico, quel Messico di quarant'anni fa che ce lo farà amare per sempre, e nuvole, quelle del cielo sudafricano che non sa bene cosa fare (per domani a Cape Town è prevista pioggia).

Gli azzurri iniziano domani a Città del Capo l'avventura mondiale: il Paraguay ci aspetta. Com'è la condizione fisica della squadra?
Il Paraguay è un avversario scorbutico, da rispettare ma non da temere. Siamo reduci da un intenso periodo di preparazione, la condizione è buona e crescerà con l'andare del tempo: i giorni di allenamento in altura a Sestriere daranno i loro frutti, di certo saremo più in forma rispetto alla condizione fisica dello scorso anno durante la Confederation Cup.

Arrivate fra mille polemiche, come sempre prima di un Mondiale. La squadra ne risentirà?
È il mio decimo Mondiale: è sempre la stessa storia. Sembra che i giornali debbano riempire le pagine con lo scetticismo. Anche nel 2006 siamo partiti fra mille dubbi, era il periodo di Calciopoli. Sembrava che i giocatori non avessero la testa per giocare, e invece sappiamo com'è andata in Germania.

Anche il dibattito con i politici è stato acceso: sono più credibili loro o i calciatori?
Meno male che ora si inizia a giocare, dopo le polemiche sulla polizia e sui premi che i giocatori hanno deciso di devolvere in parte alla Fondazione per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il calcio in Italia riesce ad unire destra e sinistra. Il paese sta attraversando un momento economicamente difficile: c'è poco spazio per la poesia, ma le partite sanno regalare emozioni.

Dove arriverà la nazionale di Lippi?
Lippi ha fatto le scelte giuste: non aveva altre possibilità. Il ciclo iniziato in Germania può continuare: se i nuovi innesti riusciranno a trovare amalgama con i reduci di Berlino, potremo dire la nostra. La difesa in quel Mondiale è stata la chiave del nostro successo. Se la retroguardia regge, davanti con Gilardino, Pazzini e Di Natale possiamo fare bene. Senza dimenticare che la fortuna ha un peso nelle vicende del pallone: un palo in più, un rigore in meno in partite secche orientano un campionato in modo determinante. Arriveremo fra i primi quattro.

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Il pallone super tecnologico e le temperature basse potranno in qualche modo cambiare i destini del Mondiale?
Questo pallone causerà molti problemi: la Fifa sostiene che più gol si vedono, maggiore è lo spettacolo, ma se lo spettacolo deriva da errori, da cambi improvvisi di traiettoria, che spettacolo è? Meglio un gol in meno ma di pregevole esecuzione: non si può esultare - non è nello spirito del pallone - per un gol causato da una papera del portiere. Non penso che il clima inciderà sul torneo: solo le alte temperature (ricordate alcune partite soffocanti di Usa '94) fanno la differenza a favore di squadre più abituate a giocare al caldo.

Le misure di sicurezza vi obbligano a una vita blindata: il calcio è stato portato qui per far conoscere il Sudafrica, e non ne vedrete neppure un angolo. Se lo aspettava?
Solo qui attorno a noi ci sono otto auto della polizia. Viviamo blindati, chiusi nel nostro mondo. Non vedremo alcunché del Sudafrica. D'altra parte, più o meno, i Mondiali sono sempre così: quando iniziano le gare, il torneo ti assorbe. Allenamento, partita, riposo: non si scappa. Nessuna pausa, è un tritacarne. A livello fisico ed emotivo.

Diego Maradona saprà gestire il talento di Lionel Messi? Riusciranno a vincere insieme?
Nella storia nessun giocatore è mai stato forte come l'attuale allenatore dell'Argentina. Spero che la responsabilità di gestire una squadra gli sia di aiuto anche per capire come nella vita non conti solo il pallone ma anche altri valori. Messi sarà di certo decisivo: è un fuoriclasse, ma, fra lui e Maradona, c'è un'autostrada. Questo Mondiale ci dirà se è la Torino-Milano o la Milano-Reggio Calabria.

Chi sarà la star di questo torneo?
Dopo la vittoria dell'Europeo 2008 (proprio grazie a un suo gol) e visto il numero di reti che ha segnato quest'anno in Premier League con il Liverpool, credo che potrebbe essere il torneo della consacrazione per Fernando Torres. El Niño è reduce da molti infortuni ma farà la differenza per la Spagna.

La squadra sorpresa?
Il Mondiale potrebbe davvero dare la ribalta a una squadra africana. Già nel 2006, il Ghana fece benissimo. Ora penso che sia il momento della Costa d'Avorio, squadra molto forte per schemi e tattica. Può contare su giocatori dotati fisicamente ed esperti a livello internazionale. Non c'è solo la stella Drogba, ma anche i fratelli Toure (Kolo del Manchester City e Yaya del Barcellona) e Kalou.

Chi alzerà la coppa del mondo l'11 luglio a Johannesburg?
Kaká ha avuto un anno travagliato nel Real Madrid. La pubalgia è una brutta bestia con la quale convivere. Se lo lascerà in pace, non ce n'è per nessuno: vincerà il Brasile, sono i più forti.
Segnerà di destro o di sinistro il fantasista con la casacca verde-amarela. Non come Gigi Riva, un mancino purissimo: «A lui - diceva Manlio Scopigno, l'allenatore dello scudetto del 1970 - il piede destro serve solo a salire sul tram».

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