Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2010 alle ore 15:03.
Era sembrato così facile, così elegante, così trendy il debutto dell'Inghilterra di Capello. Se all'Argentina erano serviti sei minuti per trovare il gol di Heinze, al neo-capitano Gerrard ne erano bastati meno di quattro, in capo a una combinazione volante che aveva chiamato in causa il meglio dei tre leoni: Lampard, Rooney, l'elegante rifinitura volante di Heskey fino al tocco di esterno di Gerrard. E subito le telecamere ad alternare inquadrature dedicate tra Capello e Bechkam, uno più impeccabile dell'altro nell'elegante divisa sociale.
Peccato che gli americani avessero tutt'altro programma che far da sparring partner. E che il loro calcio semplice e coraggioso abbia un po' alla volta incrinato il superiority complex dei britannici. Sino a che, dopo un paio di tentativi di Donovan, non ci ha provato Dempsey da lontano. Un sinistro centrale ed innocuo su cui il portiere Green l'ha combinata davvero grossa, senza nemmeno la possibilità di prendersela con un pallone che, calciato così piano, è innocuo come tutti gli altri.
Così l'Inghilterra ha dovuto nella ripresa ripartire daccapo. Dapprima in modo perentorio, poi secondo modalità via via sempre più arruffate. Rischiando l'osso del collo su un contropiede di Altidore che il portiere Green, riscattando in parte la papera, è riuscito in qualche modo a deviare contro la traversa.
Poco Rooney, pochissimo Lampard, perlomeno secondo i parametri cui ci hanno abituati. Qualche buona idea soltanto da Gerrard, e qualche percussione a destra di Johnson: ma troppa frenesia complessiva contro una squadra che dal punto di vista dinamico raramente va in sofferenza.
Ci ha provato ancora l'Inghilterra. Ma ha dovuto rassegnarsi a subire il primo, vero risultato a sorpresa del mondiale. Un pareggio che, al di là del regalo di Green, gli Stati Uniti hanno ampiamente meritato.