Mondiali di calcio Sudafrica 2010

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A questi Azzurri serve un «Rombo di tuono»

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2010 alle ore 15:18.

Nei novanta minuti contro il Paraguay né Gilardino, né Iaquinta, né Di Natale nei venti minuti conclusivi che Lippi gli ha concesso, hanno mai tirato in porta. E se per caso ci hanno provato, nelle due fasi di superiorità azzurra a inizio e fine partita, non è mai accaduto in maniera significativa: tant'è vero che non ce ne ricordiamo noi, e non se n'è accorto il portiere avversario.

Novanta minuti prima di giocare contro il Paraguay, le telecamere avevano ripreso l'arrivo del pullman italiano allo stadio. Sarà stata la suggestione del debutto mondiale, ma veder scendere per primo il dirigente accompagnatore Gigi Riva, con il piglio deciso dei bei tempi, la grinta spianata di uno che a quella maglia ha regalato la bellezza di 35 gol in 42 partite, e chissà quanti in più sarebbero stati se per due volte non avesse immolato una gamba alla patria pallonara, ha avuto l'effetto di spostare all'indietro l'orologio della storia. Ai tempi in cui la professione di attaccante comportava magari meno rientri, meno disponibilità alla manovra, meno sacrificio per la squadra. Ma contemplava, vivaddio, la specialità della casa innanzitutto. Buttarla dentro. Oggi, a dar retta a telecronisti e seconde voci, si offrono, sono disponibili, attaccano lo spazio, la profondità, nell'era di Arrigo attaccavano soprattutto la respinta. L'unica cosa che fan fatica ad attaccare è la porta.

Gilardino, che ha la media migliore, ha segnato 16 gol in 42 partite. Due dei quali lo scorso anno alla Nuova Zelanda in amichevole, come due ne segnò Iaquinta e questo potrebbe essere un dato incoraggiante per il pomeriggio che ci aspetta (meno rassicurante ricordare che quel giorno la difesa ne concesse tre ai resistibili neozelandesi). Di Natale, che sembra il favorito per far coppia avanzata con Gilardino, è a quota 9 in 34 partite, Iaquinta a 5 in 38, Quagliarella a 4 in 20. Pazzini, che così a occhio potrebbe essere quello che in questo momento la porta la sente più degli altri, ne ha al suo attivo uno solo in otto presenze.

C'erano una volta i grandi attaccanti azzurri. Se Gigirriva - altrimenti noto come Rombo di tuono - è tuttora e chissà per quanto il cannoniere della nazionale che ha appena compiuto un secolo, ogni epoca ha avuto il suo. O i suoi. Nell'anteguerra Meazza segnò 33 gol in 53 partite, Silvio Piola 30 in sole 34 con una media sbalorditiva. Ma anche Schiavio con 15 centri in 21 partite e Gino Colaussi con 15 in 25 vantano percentuali strepitose. Altro calcio? Certamente sì. Ma Roberto Baggio con i suoi 27 gol in 56 partite, o Vieri con 23 in 49 hanno giocato in tempi molto recenti. Eppure le loro percentuali , vicinissime al cinquanta per cento, li avvicinano più ai grandi del passato che ai loro successori.

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Un'altra specialità di casa-Italia era quella di saper produrre l'attaccante da mondiale. Paolo Rossi innanzitutto, che già aveva timbrato a nemmeno 22 anni tre gol in Argentina e altri sei li mise a segno in Spagna, nelle tre ultime indimenticabili partite, tre al Brasile, due alla Polonia, uno in finale alla Germania. Ma anche Totò Schillaci, che eguagliò Paolo Rossi con sei gol a Italia '90 e si aggiudicò proprio come il suo predecessore il titolo di capocannoniere. In questo terzo millennio invece, che già vide in Corea il declino di Vieri, la vena dei grandi attaccanti azzurri sembra essersi esaurita.

Quattro anni fa segnarono un gol ciascuno tutti gli attaccanti a disposizione, salvo Toni che ne realizzò due contro l'Ucraina. Al resto pensarono centrocampisti e difensori che già, come dire, la loro parte l'avevano fatta nelle rispettive zone di competenza. Contro il Paraguay ci ha pensato De Rossi, che vanta tra l'altro la rispettabilissima media di 9 gol in 55 partite, alta per un centrocampista di lotta e di governo.
Persino Lippi in settimana si è fatto sentire dai suoi presunti cannonieri, raccomandando loro a ripetizione e ad alta voce, non a caso captata dai cronisti, di tirare in porta. Un'ovvietà assoluta, ma che necessita a quanto pare di ripassi.Grazie a Jabulani e qualche portiere da oratorio, in questo mondiale sudafricano si fa gol con molto meno dei capolavori balistici di Maicon.

Morale. Visto che Riva fa parte della spedizione ma non della lista dei 23, tanto vale continuare a sperare in quelli che vanno in campo. Oggi dovrebbe toccare a Gilardino e Di Natale (e/o Iaquinta). Quattro anni fa Gilardino segnò proprio alla seconda giornata, contro gli Stati Uniti, e poi esultò mimando il gesto del violino. È vero che Paganini non ripete, e ce ne siamo accorti, ma sarebbe ora almeno di riprovarci con più convinzione. Anche perché i difensori della Nuova Zelanda sono grandi e grossi. Ma scarsi come pochi.

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