Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2010 alle ore 11:57.
Fuori una. E non una da poco, visto che era pur sempre vice-campione del mondo. Una Francia disastrosa almeno quanto quella che due anni fa aveva fallito il girone di qualificazione agli Europei, si è arresa alle punture di spillo di un Messico che ne ha sgonfiato le velleità, le inconcludenze, le scelte incomprensibili di un commissario tecnico al suo passo d'addio. La classifica del girone concede ancora ai francesi una teorica chance di qualificazione. Ma a parte l'obbligo di battere il Sudafrica, impresa non semplice per una nazionale in queste condizioni, è praticamente da escludere che Uruguay e Messico si facciano male nel confronto diretto: e un pareggio tra di loro equivale al rimpatrio dei tricolori d'oltralpe.
Una Francia senza capo né coda. Ancora più modesta di quella presentata due anni fa agli Europei nello stesso girone degli azzurri e subito eliminata. Osservava giorni fa Zidane, con toni non meno perfidi che pacati, che Domenech è un selezionatore ma non un allenatore. Sul secondo dei due concetti non ci sono dubbi. Su di un selezionatore che lascia in patria Benzema e Nasri si potrebbe discutere a lungo.
A spezzare l'equilibrio, dopo una lunga fase di attendismo in cui il possesso palla francese aveva offerto una sensazione di impotenza assai più che di semplice inconcludenza, come spesso accade in partite come queste è stato un errore, anziché una prodezza. Lo ha commesso la linea difensiva, che ha sbagliato un fuorigioco a trequarti campo e dato via libera a Hernandez. Un gioco da ragazzi il dribbling sul portiere e il tocco nella porta vuota. Una squadra con un'anima avrebbe almeno provato a reagire. La Francia si è arresa, concedendo ai messicani anche il raddoppio su calcio di rigore. E preparandosi mentalmente, prima ancora del fischio finale, a rincasare.