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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 09:50.
È il giorno di Maradona, che più che aver conquistato il passaggio agli ottavi sembra aver vinto il mondiale. È il giorno della gogna pubblica di Domenech, che dopo l'onta dell'ammutinamento e la fine ingloriosa della sua avventura sulla panchina dei Bleus trema nell'attesa delle prossime dichiarazioni promesse da Evra. È il giorno del triste risveglio da un bel sogno per la nazionale sudafricana che saluta con grande orgoglio e con una vittoria prestigiosa la competizione. È il giorno di una piccola lezione di lealtà, che arriva da Messico e Uruguay, che rinunciano al «biscotto» che le avrebbe spedite comodamente agli ottavi e ci finiscono comunque, giocandosela. Per l'Uruguay, la prima volta dopo 20 anni e la possibilità di proseguire il cammino affrontando una squadra di pari livello, la Corea del Sud, qualificata a spese della Nigeria. Per il Messico una festa a metà: il secondo posto significa l'incrocio con l'Argentina.
Un'Argentina che può permettersi di battere 2-0 la Grecia tenendo il freno a mano tirato. Come bere un bicchier d'acqua. Punteggio pieno e vento in poppa. La formazione di Rehhagel può solo provare a resistere e a non sbracare. Il suo prezioso portiere ce la mette tutta ma per i miracoli non è attrezzato. Il vantaggio di Demichelis manda in delirio Maradona, che poi celebra il successo personale del suo "cocco" Palermo, direttamente dalla panchina (al posto di Milito) al gol. Chi ancora non fa festa, si fa per dire, è Lionel Messi. Tzorvas gli dice di no in tutti modi, riservandogli lo stesso trattamento di Aguero, Veron e Maxi Rodriguez .La pulce dispensa talento a palate ma la palla non entra. Ci si mette pure il palo, ma la squadra c'è : Palermo raccoglie e capitalizza per tutti.
Francia e Sudafrica mostrano al mondo le due facce di un addio. Il petto gonfio d'orgoglio del Sudafrica e della sua gente. L'impresa mancata ma onorata fino in fondo. La rabbia e il capo chino della Francia, i suoi pasticci, le sue lotte intestine, le scelte sbagliate, le ripicche, la spocchia che ti si rivolta contro come un serpente a sonagli. Un fallimento totale. Peccato che l'ultimo refolo di orgoglio transalpino ( il gol di Malouda) serva solo a sbriciolare le ultime speranze dei padroni di casa, traditi dalla differenza reti dopo aver accarezzato l'impresa sulla scorta del doppio vantaggio. Gli uomini di Parreira passano con Khumalo che approfitta di una goffa uscita di Lloris, poi, in superiorità numerica (rosso per Gourcuff ), trovano il raddoppio con Mphela , che manca poi il terzo gol da ottima posizione clpendo la traversa. A fine gara, Domenech che rifiuta di stringere la mano a Parreira, ribadisce i concetti di cui sopra.