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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 15:28.
JOHANNESBURG - Sono arrivati in Sudafrica, giovani, e forti, con il nome sulla maglia e sognando l'occasione della vita. Tutta la vita in poche settimane. Giocano in squadre non favorite alla vigilia. A otto partite dalla fine, quei sogni sono a portata di mano ma solo per alcuni. Per loro, come per il Sudafrica, the dream comes true.
«Il terzino destro dell'Olanda, Gregory Van der Wiel, 22 anni, è pronto per il campionato italiano» dice Ernesto Bronzetti, agente Fifa e consulente di Real Madrid e Milan. I suoi occhi che tanto hanno visto e scelto sanno che sul mercato c'è carenza di terzini: «Se è vero - prosegue - che Maicon vale 35 milioni di euro e ha trent'anni, il giocatore dell'Ajax ha ottime prospettive di crescita». E di far gonfiare di qualche milione il suo valore (7 milioni). Come pure Keisuke Honda, il giapponese biondo: «È un centrocampista dal tiro potente e dalla buona visione di gioco – spiega Bronzetti –: in nazionale predica nel deserto ma la profondità che sa dare al gioco non è consueta». Gioca dal 2010 nel Cska che l'ha pagato 9 milioni di euro, però, dopo un Mondiale così, potrebbe cercarlo qualche ricco club d'Europa, dove una stella su tutti s'è spenta: «Rooney è sparito con l'Inghilterra – conclude il manager –. Era arrivato per dominare tutti, ma tutti l'hanno dominato». Come è successo ai compagni di squadra Gerrard e Lampard, mezze delusioni immolate sull'altare tedesco.
Sul quale erano caduti anche i più giovani del Mondiale, quei ghanesi che ora, ai quarti contro l'Uruguay, possono camminare nella storia dell'Africa e arrivare in semifinale, mancata da Camerun nel 1990 e Senegal nel 2002: «I giocatori africani sono forti fisicamente, sono sempre sorprese ma poi, nel calcio europeo, faticano molto», è il pensiero di Antonio Caliendo, una vita attorno a Diego Maradona, Roby Baggio e ora manager di Maicon e Trezeguet.
Ben venti Black Stars su 23 giocano lontano dal Ghana: tutti scoperti prestissimo da quegli osservatori sulla cui onestà non sempre si può giurare: «Il bomber Asamoah Gyan e il mancino Dede Ayew con le sue discese sulla fascia giocano nel campionato francese, ora devono fare il salto di qualità perché il Mondiale è un'ottima vetrina per loro» senza dimenticare che proprio Gyan in Italia ha giocato, a Udine e a Modena, con tanti gol ma alterne vicende. Lo consideravano un giocherellone, allegro e un po' pazzo: arrivava al campo con immense cuffie alle orecchie e legando le scarpe una all'altra…
Gli africani, croce e delizia di tutti i procuratori, da sempre, mica come i sudamericani: «Hanno il nostro stesso calcio, la nostra stessa cultura, non tradiscono mai» è l'esperienza di Caliendo, che comprerebbe subito Luis Suárez, e non solo per quel nome così dolce per le orecchie interiste. «Si muove con grande rapidità, si adatta a vari moduli, ha duttilità perfetta per il calcio moderno».