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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 23:57.
Poco dopo le 23 i campioni del Mondo sono pronti a un vero bagno
di folla. Dopo un tour per le strade della capitale spagnola, in
mezza a due ali di folla, la nazionale di Del Bosque arriva alla
tappa finale della giornata del trionfo.
Accolte dalle note della celere “Final
Countdown” degli Europe, il primo a salire sul
palcoscenico è Iker Casillas, il capitano che urla
tutto il suo orgoglio per una Nazionale che ha scritto la storia.
Sul palco salgono tutti i giocatori, ognuno con le bandiere della
propria regione d’origine. Perché questo titolo mondiale
ha unito, anche solo se esteriormente, tutta la Spagna, un paese
che deve fare i conti con le ferite del separatismo.
Dopo Casillas è Iniesta a prendere il microfono per
ringraziare la squadra e tutti i tifosi che hanno sostenuto le
Furie, nonché il polpo Paul che non ha sbagliato
neanche l’ultimo pronostico. Prende la parola anche David
Villa, che non perde tempo e urla “Siamo i migliori
del mondo. Viva Spagna”. Interviene anche Vicente Del
Bosque, il ct che ha portato sul tetto del mondo una
generazione di fenomeni. Un po’ in disparte, ma sempre
presente anche sul tetto del bus, il ct ha sottolineato che
“non è importante vincere, ma anche come si
vince”. Col bel gioco e con l’affetto di un popolo
tanto che “anche voi siete i campioni del
mondo”, grida alla folla.
Tra siparietti, feste, balletti, champagne a fiumi, c’è
un intermezzo che forse farà anche discutere gli appassionati
di mercato: a un certo punto Cesc Fabregas viene accerchiato
e Puyol e Piquè lo costringono a indossare la maglia del
Barcellona. Sorriso tirato e “camiseta”
prontamente tolta dal campione dell’Arsenal, sulla lista
degli acquisti del club catalano. Tutto finisce in una risata
generale, almeno per questa sera non ci sono squadre e liga,
c’è solo la Spagna.
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