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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 06:40.

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A 10 anni di distanza non sono stati ancora trovati i resti di tutte le vittime. Il 23 agosto scorso il Dna-World Trade Center Identification Group dell'ufficio di medicina legale del Comune di New York ha annunciato di aver identificato il Dna di Ernest James. Aveva 40 anni e lavorava all'88esimo piano della Torre Nord. Con i suoi, sono stati individuati i resti di 1.629 persone. Ne mancano ancora più di mille. Insomma, non è finita.

Non c'è dubbio: l'attacco ha lasciato una ferita indelebile nella psiche della città. Lo si è visto il 23 agosto quando, sentendo il pavimento tremare per il terremoto, i più hanno sospettato una bomba. Ma è anche vero che dopo i primi giorni di shock la vita quotidiana a Manhattan è velocemente ripresa. Come prima. E oggi le frotte di turisti italiani che si riversano ogni giorno su Fifth Avenue a caccia di saldi e occasioni notano soprattutto una cosa: che rispetto a 10 anni fa il loro shopping costa molto meno per via di un cambio ben più favorevole.

La tentazione potrebbe quindi essere di ritenerla una tragedia indimenticabile da cui gli Stati Uniti sono però usciti. Osama bin Laden è stato scovato e ucciso e al-Qaeda è stata quasi decimata. Ma se è vero che Osama ha perso, è anche vero che Obama non ha vinto. Non solo perché l'Afghanistan rimane un potenziale buco nero e l'Iraq un punto interrogativo, bensì perché l'11 settembre ha scatenato una serie di reazioni a catena che hanno contribuito a mettere in grande difficoltà non solo l'economia del Paese ma la sua stessa leadership politica. A livello sia locale che internazionale.

Quel 40% di calo del dollaro sull'euro che oggi fa gioire i turisti italiani è una cartina di tornasole, indicativa di un calo di peso e di prestigio senza precedenti. La sconfitta di al-Qaeda ha avuto un costo altissimo. Che ha portato i più pessimisti a decretare addirittura l'accelerazione della fine dell'impero americano.

Su quei costi Il Sole 24 Ore ha cercato cifre precise. A partire dai compensi ai familiari delle vittime e alle aziende danneggiate.

Il Fondo federale di compensazione delle vittime dell'11 settembre, coordinato dall'avvocato Kenneth Feinberg, ha saldato i conti con il 97% dei potenziali beneficiari (il restante 3% ha preferito mettersi nelle mani dei tribunali). Sono stati finora pagati 7 miliardi di dollari. Più di 2 milioni sono stati erogati in media alle famiglie delle 2.880 persone uccise negli attacchi a New York, Washington e in Pennsylvania e quasi 400mila dollari ai 2.680 feriti.

Le assicurazioni private invece hanno erogato un miliardo e settecento milioni alle vittime o ai loro familiari, mentre 23,3 milioni sono andati a compensare i danni a negozi, uffici e attività commerciali.

Il think tank californiano Rand Corporation ha calcolato che sono stati pagati in totale 38,1 miliardi. La quota più grossa - 19,6 miliardi - dalle assicurazioni. Lo Stato ha erogato 15,8 miliardi e organizzazioni umanitarie o istituti di beneficenza i restanti 2,7. «È stato il più massiccio programma di risarcimento mai condotto nella storia», spiega Lloyd Dixon, autore dello studio della Rand assieme a Rachel Kaganoff Stern.

Allo Stato sarebbe costato ancora di più se a fine luglio i repubblicani della Camera non avessero bloccato un disegno di legge democratico che avrebbe stanziato 3,2 miliardi di dollari per terapie e cure mediche a favore dei quasi 60mila soccorritori e residenti di Downtown Manhattan ammalatisi a causa di polveri sottili e sostanze tossiche prodotte dalle macerie delle Due Torri.

Poi c'è il costo della ricostruzione di Ground Zero, il cui budget nel corso di dieci anni è arrivato a 11 miliardi di dollari. Incluso in questa cifra è il prezzo del più costoso edificio della storia architettonica americana: la cosiddetta Freedom Tower (1 World Trade Center) dovrebbe costare 3,3 miliardi.

«Per molti la ricostruzione di Ground Zero ha un valore simbolico enorme», ha recentemente scritto l'opinionista del New York Times Joe Nocera. «E per questo motivo, la Port Authority of New York & New Jersey (l'autorità portuale proprietaria del terreno e responsabile del progetto, ndr) ha usato fondi che avrebbe potuto utilizzare in ben più utili lavori di ammodernamento delle infrastrutture metropolitane per costruire una cattedrale nel deserto che aggiungerà 240mila metri quadri di uffici di cui la città non ha alcun bisogno». Secondo Nocera, l'antieconomicità e l'impatto finanziario sui newyorchesi dell'operazione immobiliare voluta dalla Port Authority sono provati dal recente pacchetto di aumenti dei pedaggi sui ponti che collegano l'isola di Manhattan. Il giornalista del New York Times l'ha denunciata come una tassa occulta sul nuovo World Trade Center.

cgatti@ilsole24ore.us

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