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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2011 alle ore 16:12.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2011 alle ore 12:40.
Alla vigilia di una giornata ad alta tensione nella quale si voterà il rendiconto dello Stato, nel Pdl prosegue la fibrillazione interna. Il premier tenta il pressing il pressing sugli scontenti, invia una lettera ai deputati e ribadisce il suo no alle dimissioni, oggi chieste anche dalla Lega. La gironata si è aperta con l'annuncio delle dimissioni di Berlusconi, via twitter, da parte del vicedirettore di "Libero", che ha poi messo online la
telefonata della sua "gola profonda" (Crosetto, sottosegretario alla Difesa, prima ha ripetutmente smentito: quella voce non è mia. Poi a tarda notte ha ammesso di essere protagonista della conversazione). Poi era toccato al direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. Intanto Bersani, dopo un vertice con Fini e i leader del terzo Polo fa sapere che la decisione sul da farsi sarà presa domani (si prospetta una mozione di sfiducia al governo). E Berlusconi dice: «Non siamo attaccati alla cadrega (seggiola in dialetto milanese, ndr) e sono convinto che domani avremo la maggioranza per fare le riforme che anche l'Europa ci chiede e che servono a rilanciare l'economia». Ecco la cronaca di una nuova convulsa giornata minuto per minuto.
Ore 23,13. Crosetto: ero io al telefono con Bechis
«Non mi va di raccontare balle. Non ne sopporto il peso. La telefonata con Bechis è mia. Era un discorso con un vicedirettore, giornalista che conosco da undici anni, di centrodestra, berlusconiano doc, di un giornale amico che, come succede molto spesso mi chiamava per capire ciò che poteva succedere». Guido Crosetto, in una nota, torna sui suoi passi e ammette di essere lui il deputato pidiellino al telefono con il vicedirettore di Libero. «Gli ho detto ciò che poteva succedere e le motivazioni. Che io, come molti altri, non voglia che Berlusconi rischi l'umiliazione che toccò a Prodi per due o tre traditori, è noto», prosegue il sottosegretario alla Difesa. «L'epiteto iniziale è semplicemente un modo magari colorito di parlare tra persone in confidenza da anni, di un terzo amico di cui non
condividi in quel momento una decisione e cioè quella di andarsene da Roma oggi. A caldo pensavo fosse più semplice liquidare tutto negando, esclusivamente per non ferire una persona alla quale sono affezionato ed a cui voglio bene, con un termine che mi capita di usare con molti amici, non contestualizzando in un dialogo in libertà. Riflettendo con calma preferisco la verità. Non è mia abitudine mentire e, non voglio iniziare a farlo. Tanto più che visti i rapporti, la fiducia, la storia e gli atti di questi anni, l'interessato sa perfettamente che se dico qualcosa anche in malo modo, lo faccio per difenderlo. La cosa incomprensibile - conclude Crosetto - è semmai che un amico ti registri e mandi in web una telefonata
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