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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2011 alle ore 15:54.

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Elsa Fornero (Ansa)Elsa Fornero (Ansa)

È stato «necessario» partire dalla riforma delle pensioni. Così il ministro del Welfare, Elsa Fornero, secondo la quale la crisi economica del Paese era tale da imporre le misure contenute nella manovra. Quanto allo stop della indicizzazione delle pensioni, il ministro ha ribadito che la misura è «dolorosa» ma se «trovassimo i soldi altrove il governo sarebbe felicissimo di alzare la soglia di tutela».

«È chiaro che queste storie fanno venire un po' di tristezza e sul piano personale si solidarizza - ha detto Fornero durante la trasmissione 'Ballarò' dopo aver visto delle interviste a pensionati con assegni bassi che dovranno subire lo stop dell'indicizzazione delle pensioni - ma dobbiamo guardare al paese nel suo complesso al Paese in Europa e noi avevamo una situazione di grandissima difficoltà. Se non c'è crescita - ha detto il ministro - non c'è lavoro per i giovani, per le donne».
«Io - ha concluso Fornero - non ho nessuna difficoltà a dire che la riforma delle pensioni è una cosa (età di pensionamento, il modo calcolo, l'uniformità dei trattamenti, l'abolizioni dei priovilegi) ma nessuna di queste misure dà soldi nel primo o nel secondo anno di attuazione, quindi - ha spiegato - è stato necessario aggiungere un pezzo che riguarda solo due anni, particolarmente doloroso perché riguarda redditi pensionistici più bassi», ha concluso riferendosi alla mancata indicizzazione delle pensioni.
«Le pensioni sono un pezzo importantissimo della società e dell'economia, toccano tutte le generazioni, riguardano il risparmio e i bilanci pubblici, se non si partiva di lì era difficilissimo raggiungere l'obiettivo», cioè rigore, crescita ed equità, secondo il mantra ripetuto dal premier Monti e dai membri del governo.

Stop alle anzianità dal 2018? No, ma vanno a morire
In audizione alla Camera, il ministro del Welfare, ha anche detto che l'obiettivo è procedere al superamento delle pensioni d'anzianità. «Se mi chiedete se il 2018 è per le pensioni di anzianità l'ultimo anno in cui vengono ghigliottinate la risposta é no, ma vanno a morire». Il riferimento è alle pensioni con 41-42 anni di contributi, poichè il sistema delle quote (somma di età anagrafica e contributi) è abolito dal 2012. Il ministro ha spiegato che con il sistema contributivo «conterà di più l'età minima di accesso alla pensionamento» e quindi si potrà lasciare il lavoro con questo requisito (che sarà per tutti di 66 anni) e con 20 anni di contributi. Ovviamente in questo caso l'assegno risulterà basso. «Sulle pensioni di anzianità la soluzione è stata molto drastica, non lo nascondo», ha chiosato il ministro.

Ora l'obiettivo è la riforma del mercato del lavoro
Fornero, nell'illustrare le linee guida dell'operato del suo ministro, ha inoltre spiegato che nei 41 anni di contributi per la pensione di anzianità prima l'ultimo anno era senza aumenti di pensione, ora, invece, «quello che viene contribuito nel sistema viene restituito come quota parte della pensione contributiva». Parlando invece delle prossime mosse, Fornero ha detto che il mercato del lavoro è legato alla crescita: «Il mercato del lavoro deve essere un mercato che favorisce la crescita, il lavoro e il reddito. La direzione sarà quella della flexicurity: un pò di flessibilità che si accompagna a garanzie di protezione di lavoratori che hanno problemi su mercato del lavoro. Questa è la direzione indicata anche dal presidente del Consiglio, Mario Monti, ma per ora non voglio spingermi più in là».

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