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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2012 alle ore 09:55.

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Parigi-Roubaix (Reuters)Parigi-Roubaix (Reuters)

«La Roubaix appassiona così tanto perché è la prima sfida del ciclismo di una volta. Non c'è una salita ma è la gara più dura del mondo. Se uno non ha la fortuna di vedere lo sfinimento di come gli atleti raggiungono il Velodromo di Roubaix, non si può rendere conto perché è al di là di ogni immaginazione E' la corsa che amavo più di tutte, l'abbiamo vinta per 5 volte di cui tre volte abbiamo fatto primo, secondo e terzo… ed è la corsa con la quale abbiamo ottenuto i risultati migliori».

Cosi Giorgio Squinzi, ex patron della squadra ciclistica Mapei e presidente designato di Confindustria (non a caso il suo commento a caldo dopo la nomina è stato: "Ho vinto in volata come Freire…") nell'intervista di Dario Ceccarelli che andrà oggi alle 17.00 su Radio 24 ricorda i momenti più belli della sua gestione e racconta come andò veramente quando la Mapei nella Roubaix del 1996 arrivò prima con tre suoi corridori.

L'edizione del 1996 fu la gara che diede alla squadra della Mapei la massima esposizione mediatica delle nove stagioni vissute ai vertici delle classifiche mondiali, ma fu rovinata dalle polemiche che ne seguirono. E Squinzi racconta: «Questa è la vera storia: quando i tre Mapei, Johan Musseuw, Gianluca Bortolami e Andrea Tafi rimasero in testa da soli, mi chiamarono. Dissi di farli arrivare tutti e tre assieme al velodromo di Roubaix. Invece il direttore sportivo Patrick Lefevere dettò l'ordine di'arrivo. Prima Musseuw, secondo Bortolami e terzo Tafi. Certo, Musseuw era il leader, ma se non ci fosse stata la raccomandazione di farli vincere, Tafi avrebbe vinto perché Musseuw forò, Bortolami ebbe un incidente meccanico e i tre ragazzi si aspettarono. Ma Tafi è un grande corridore da Roubaix».

L'edizione che però Squinzi ricorda con più emozione è quella del 1995, la prima vittoria di Franco Ballerini che arrivava da quella sconfitta per 8 centimetri ed ebbe la sfortuna di bucare 5 volte. «Io c'ero e c'era anche mia moglie che per aiutarlo gli passò la ruota sbagliata. Nel 1995 vedendolo vincere fu un'emozione straordinaria perché Franco era il Signor Roubaix. Sulla mia scrivania ho il sasso della Parigi- Roubaix del 1995. Me la portò Franco, nel Natale del 2009, un paio di mesi prima di morire in quel maledetto incidente di Rally, nel febbraio 2010."

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