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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2012 alle ore 12:54.
Tom Bonen, 31 anni, la sua quarta Parigi-Roubax, l'ha vinta così. A 55 chilometri dal traguardo si è alzato sui pedali ed è andato via senza preoccuparsi d'altro: "Volevo vincere, e vincere lasciando il segno arrivando da solo al velodromo di Roubaix. Mi sembrava il modo migliore per eguagliare il record di Roger De Vlaemink".
Bene, bravo, poker servito. Ora Tom Boonen ha raggiunto il suo maestro e può così fregiarsi del titolo di "Monsier Roubaix " . Era un record che durava da 34 anni, mica poco, ma ormai è chiaro che i record non turbano Boonen. Anzi lo stuzzicano, gli mettono un appetito crescente, fino a farlo diventare vorace come un altro belga, quell'Eddy Merckx non a caso soprannominato il "cannibale". Ma questa è un'altra storia, "che noi umani", come diceva quello, "non possiamo nemmeno immaginare…"
E infatti non lo facciamo. Scendendo sulla Terra, possiamo però accontentarci delle umane imprese di Boonen, ormai incontrastato dominatore della campagna del Nord. Nel 2012 la sua striscia di vittorie lascia senza fiato. Comincia il 23 marzo con il quinto Gp di Harelbeke. Quindi la terza Gand Wevelgem. Domenica 1 aprile firma il suo terzo Giro delle Fiandre, lasciandosi dietro Pozzato e Ballan. Infine, nella Domenica di Pasqua, conquista per la quarta volta la Roubaix raggiugendo anche De Vlaeminck nella storia della "Reine", la regina delle classiche. Aggiungiamo che i nostri due connazionali, Ballan e Pozzato, dati come possibili alternative al belga, sono rimasti ben ancorati al loro ruolo di outsider. Ballan è arrivato terzo, dietro al francese Turgot, come al Fiandre. Pozzato neanche quello. Nel momento topico, cioè quando Boonen ha preso il largo, si sono messi a discutere. Vai tu, vado io. Alla fine il buco non l'ha coperto nessuno, e ciao Roubaix. Dobbiamo dire che speravamo qualcosa in più? Sì, lo speravamo. Lo abbiamo anche scritto. Meno male che non ci abbiamo scommesso.
E allora? Allora vai Boonen. Dire che è un fenomeno delle classiche, nel panorama attuale, lo si può dire e sottoscrivere. Tre Fiandre, tre Gand Wevelgem, quattro Roubaix e un titolo mondiale sono un prepotente biglietto da visita che ne giustificano il soprannome (Tornado). Non è paragonabile, anche perché sono tempi imparagonabili, né a De Vlaemink (255 successi in carriera) né tantomeno a Merckx (525 successi, tra cui 5 Tour de France e 5 giri d'Italia) che rispetto a Boonen spadroneggiava anche nelle grandi corsi a tappe.
A 31 anni Boonen, 105 vittorie in carriera, può ancora migliorarsi, sperando che non si perda più, come è successo in passato, dietro ai fantasmi della cocaina o della depressione. Popolare come una rockstar, Tom può solo sciuparsi da solo, ma lo spericolato bulletto di un tempo sembra diventato un uomo con i piedi ben piantati nei pedali. Il Belgio è ai suoi piedi, e anche il mondo ciclistico si inchina. Ora però per non far venire cattivi pensieri, Sua maestà Boonen si riposi. Di grandi re finiti nella polvere, per aver esagerato, ne abbiamo visti troppi. Soprattutto nel ciclismo
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