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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 09:31.

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Laura Bordoli (Pdl), Sergio Gaddi (Forza cambia Como), Alberto Mascetti (Lega), Mario Lucini (Pd)Laura Bordoli (Pdl), Sergio Gaddi (Forza cambia Como), Alberto Mascetti (Lega), Mario Lucini (Pd)

La Lega a Como alle ultime regionali era arrivata al 26%, al 10% alle amministrative, ma ora dopo lo scandalo Belsito e tutto quello che ne è seguito nulla è dato per scontato. Anche qui corre da sola con Alberto Mascetti, già in gara per la poltrona di primo cittadino nel 1998, quando il Carroccio divenne il primo partito a Como. Mascetti entrò in consiglio comunale come consigliere d'opposizione, al governo della città c'erano Fi, An e Udc; un'esperienza che nell'esponente leghista ha rafforzato la convinzione di come la macchina amministrativa sia complicata. Mascetti è convinto che le inchieste sul Carroccio non influenzino il voto comasco, anche perché «la reazione della Lega è stata significativa». A Como dice «dobbiamo cambiare il metodo di amministrare adottato negli ultimi anni: troppo centralista». I Lumbard si dicono pronti a coinvolgere i cittadini, anche nella battaglia contro una possibile moschea in zona Camerlata, in via Domenico Pino dove ora c'è un centro culturale e considerano «inutili» le paratie, «ci sono problemi legali con l'impresa, ma dobbiamo ritornare alla vista del lago». E per un possibile secondo turno Mascetti conta sul voto degli elettori cattolico-liberali del Pdl, e dell'Udc.

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