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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2012 alle ore 15:40.

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Se vi dicono che siete provinciali, o comunque poco europeisti, guardate da dove parte questo 95esimo Giro d'Italia. Ebbene, parte da Herning, centro di 58mila abitanti situato nella regione dello Jutland in Danimarca. Un borgo noto per avere dato i natali a Bjarne Riis, attuale direttore sportivo della Saxo Bank che nel 1996, da corridore, riuscì anche a vincere il Tour de France grazie a qualche "aiutino".

In un impeto di sincerità, lo confessò lui stesso. Ma ormai erano passati più di dieci anni: il reato venne prescritto e Riis si tenne la maglia gialla e il pittoresco soprannome "Monsieur 60%" per via del suo ematocrito un tantino alto.

Ma questa, come dicono gli scrittori, è un'altra storia. Che serve solo a non dimenticare, tra le fanfare di una partenza, che l'ombra del doping, in questo sport come in tanti altri, è sempre dietro l'angolo. L'aspetto gustoso è però che nessun Giro è mai partito così a Nord, visto che Herning è al 56esimo parallelo. Una corsa nordista, insomma, che poi taglia via, per motivi logistici, la parte più "terrona" del Giro d'Italia.
Un peccato perché le tappe del Sud sono sempre le più seguite. In Sicilia, in Calabria, il Giro è ancora un avvenimento che ricompatta. Anche se non siamo più negli anni del dopoguerra, quando il duello tra Bartali e Coppi fu il collante di un intero Paese uscito lacerato dalla guerra.

Ma eccoci al nuovo Giro. Un Giro bello frizzante, anche se meno pesante di quello dello scorso anno. Per due motivi. Il primo è che ci sono solo 40 chilometri di cronometro individuale; il secondo è che le montagne, pur arrivando nell'ultima settimana, vengono dosate in quantità più umane. Gli arrivi di Cortina, Pampeago e Stelvio, faranno la differenza, ma senza i massacri di altre edizioni. Poi si salirà il Mortirolo e lo Stelvio da versanti non classici, per metterci un pizzico di sale. Anche i velocisti, che in passato si erano lamentati, avranno più occasioni per mettersi in mostra. Più trippa, insomma, per quel gattone di Mark Cavendish, ansioso di mostrare urbi et orbi la maglia di campione del mondo. Che non sempre, però, porta fortuna.

Ma ora viene il brutto. Che però, guardando il bicchiere mezzo pieno, è anche il bello. Manca il Campione. Quello con la C maiuscola che diventa il faro della corsa. Alberto Contador, condannato a due anni di stop (e la perdita del Tour 2010 e il Giro 2011) per le note vicende, non ci sarà. E lascia il numero uno a Michele Scarponi, il toscano della Lampre, arrivato secondo proprio dietro lo spagnolo.

Assente il capo, i vice ballano. Nel senso che si aprirà una bella lotta, dagli esiti imprevedibili, tra le seconde file della pole. Ecco quindi il nostro Ivan Basso, forte delle sue due maglie rosa (2006-2010) e della sua lunga esperienza, ma debole per risultati recenti. Ivan è un bel diesel, ma i suoi 34 anni con relativi acciacchi ci sono tutti. Reduce da due brutte cadute, il leader della Liquigas ha dato visibili segni di risveglio nel Romadia. Vedremo. Ivan è Terribile, nel senso che non molla mai e che si prepara sempre con la costanza di un fachiro. La terza settimana sembra fatta apposta per lui, ma tra il dire e il fare ci son di mezzo le montagne. Gli mancherà Nibali, tenuto a riposo per il Tour.

Gli altri pretendenti? Di Michele Scarponi abbiamo detto. A trentadue anni, il toscano si giocherà il tutto per tutto. Anche lui non viene da una bella primavera, ma ora sembra in netta risalita. Che ci siano pochi chilometri a cronometro, non lo disturba. Insomma, ha buone chances. In più potrà contare sul gioco di sponda di Damiano Cunego. Il Piccolo Principe, vincitore del Giro 2004, ha licenza di colpire. Sgravato da responsabilità, può diventare un'alternativa interessante da seguire strada facendo.

Poi ci sono gli stranieri. Non è un'invincibile Armada. Mancando Contador e pure l'australiano Cadel Evans (anche lui più interessato al Tour), resta un buon parterre, ma senza accellenze. Il più interessante è Roman Kreuziger. Maglia bianca l'anno scorso, 26 anni, il ceco dell'Astana vuole mettersi in evidenza. Questa è l'occasione buona. A seguire lo spagnolo Joaquin Rodriguez, quarto nel 2010, e il lussemburghese Frank Schleck, il fratello di Andy, quello meno bravo. È un diesel, ma al suo attivo ha solo un Giro della Svizzera conquistato due anni fa.

Ci fermiamo qua, altrimenti l'elenco diventa noioso come la lettura dei titoli di coda di un film giapponese. Lo spettacolo non viene a comando. Per cui accontentiamoci del fatto che, in assenza del primo ballerino, gli altri facciano di tutto per mettersi in mostra. Purtroppo, alla fine, peserà anche il confronto col Tour il cui appeal, essendo vicino alle Olimpiadi, si farà sentire ancor di più.

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