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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 17:53.

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Mark Cavendish (Afp)Mark Cavendish (Afp)

Buona la prima. Mark Cavendish, l'uomo pù veloce del Mondo, l'aveva promesso. Voglio vincere tutte le volate di questo Giro. E' stato di parola, nel senso che ha centrato la prima. Altre volte l'aveva steccata. Se poi, in questo Giro, completerà il suo progetto lo vedremo alla fine. Comunque, una a cosa è certa: questo ragazzo dell'isola di Man è un fenomeno. Un proiettile che quando parte non c'è scampo. L'australiano Goss che se l' è visto passare di fianco ancora si domanda, sbalordito, chi fosse quell'extraterrestre che gli ha fatto pelo e contropelo. Ma Goss è giovane. Si riprenderà….

Buona la prima, quindi. Il campione del mondo, nella prima tappa da Herning a Herning di 206 chilometri, mette subito il suo sigillo su questo strano Giro d'Italia partito dalla Danimarca che vede in maglia rosa un americano, Taylor Phinney, che parla in dialetto veneto.
Meraviglie della globalizzazione. E di questo pazzo mondo del ciclismo che, ogni tanto, è ancora capace di sorprendere. A proposito di Phinney va detto che ieri si è preso un bello spavento. A otto chilometri dal traguardo, dopo una banale caduta, si è ritrovato senza compagni e con la catena giù. Un incidente che gli poteva costar caro se non fosse intervenuto un uomo al bordo della strada che ha aiutato Phinney a riparare il guasto e a ripartire di gran carriera.

Uno scherzetto che comunque gli è costato più di 30 secondi. Per recuperarli, l'americano si è inventato uno straordinario inseguimento, una specie di secondo prologo. Prima pedalando a zig zag tra le ammiraglie. E poi facendosi aiutare dai compagni della Bmc che si erano fermati per aspettarlo. Missione riuscita.
Un exploit che ha tolto qualsiasi dubbio, se c'era, sulle qualità di questo ragazzo nato 22 anni fa a Boulder in Colorado ma cresciuto a polenta e baccalà a Marostica dove, fino a 13 anni, ha giocato nella squadra di calcio locale per poi darsi al ciclismo dopo aver partecipato con i genitori alla Maratona delle Dolomiti nel 2005.

Tornando alla volata di Cavendish, ormai si è detto tutto. Mark è un talento assoluto che haraggiunto una sicurezza disarmante. Con 84 vittorie, tra cui una Sanremo e l'ultimo campionato del Mondo, è il velocista più forte in circolazione dopo il tramonto di Alessandro Petacchi. Il capitano del team Sky è stato perfetto piazzando l'acuto ai 150 metri e per Goss ed il sorprendente francese Soupe (dietro nell'ordine) non c'è stato nulla da fare. Poco prima, all'ultima curva, c'è stata anche una brutta caduta provocata da Bos che si è poi rialzato malconcio, Money is money, si dice per questo caloroso avvio danese. Sarà, ma queste trasferte da viaggi Turisanda convincono fino a un certo punto. Vero che i danesi sono simpatici e che stravedono per la bicicletta. Vero che questi bei colori da cartolina fanno allegria. Vero che le bionde sono proprio bionde. Resta però un senso di spaesamento, di "famolo strano" che lascia perplessi.

Comunque, un avvio spumeggiante. L'exploit di Taylor Phinney nel prologo è da incorniciare. Di solito i prologhi , diciamolo, sono una noia mortale. Questa volta invece, grazie a questo figlio d'arte (mamma Connie campionessa olimpica nel 1984, papà Davis ottimo velocista degli anni Ottanta), grazie insomma a questo ragazzone che fa subito simpatia, la partenza è stata al fulmicotone.
Pedalare a 50 chilometri all'ora con quel vento e quelle curve, non è facile. Ma Phinney l'ha fatto senza una sbavatura confermando la sua fama di numero uno a cronometro conquistata nelle categorie giovanili. Sarà un predestinato, avrà avuto Armstrong come maestro, però non tutti i predestinati reggono il ruolo. Come è successo sabato a Michele Scarponi partito in maglia rosa per la squalifica di Contador.
Il leader della Lampre, con quella tutina, sembrava un confettino rassegnato a rientrare nei ranghi. Ci sono molti chilometri, certo, e il Giro si deciderà nell'ultima settimana. Pero' il buongiorno si vede dal mattino. E quello di Scarponi, che ha preso 30 secondi dal primo uomo di classifica (Roman Kreuziger) e 27 da Basso, non è un bell'inizio.

E non aiuta la presenza (imprevista) di Damiano Cunego. Diciamo la verità: Saronni, il general Manager, ha convocato Damiano in extremis per scarsa fiducia sull'attuale forma di Scarponi. Ma queste convivenze forzate, come esperienza insegna, portano più guai che vittorie. Non è facile gestire queste coppie. Sul più bello rischiano sempre di scoppiare. Molto bene, invece, Ivan Basso. Prendere solo tre secondi da Kreuziger, più dotato in queste prove, è un ottimo segnale. Sono qui e lotto per la maglia rosa, è la cartolina che il Varesino invia a tutta la carovana. Determinato, quasi cattivo. Perfino disinvolto in curva: se doveva battere un colpo, Ivan l'ha battuto.

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