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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2012 alle ore 19:37.

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Adriano MaloriAdriano Malori

Nuovo ribaltone al Giro d'Italia. E che ribaltone! La prima notizia, in questa bellissima tappa su e giù per le colline marchigiane, è che un corridore italiano, Adriano Malori, parmigiano, esce finalmente alla ribalta conquistando addirittura la maglia rosa.

Era ora, diciamolo. Finora infatti si erano messi in evidenza solo americani, inglesi, australiani e lituani come la ex maglia rosa, Navardauskas, arrivata al traguardo con un distacco da tempi eroici e la lingua a penzoloni. Ma tanto i suoi due giorni di gloria li ha avuti.
Questa volta, in un caldo quasi estivo, centriamo il bersaglio più ambito anche se la vittoria di tappa va ad un altro eroe di giornata, il colombiano Miguel Rubiano Chavez, autore di una fantastica fuga di quasi 190 chilometri in un percorso quasi da tappa di montagna. Non a caso, molti velocisti, compresa sua maestà Mark Cavendish, hanno rischiato l'onta di arrivare fuori tempo massimo.

Una corsa nella corsa, con i gigantoni dello sprint, che si sono trascinati come cristi in croce per non dover lasciare il Giro anzitempo. Ce l'hanno fatta per il rotto della cuffia, ma ce l'hanno fatta. Ma torniamo al nostro Malori. "E' il giorno più bello della mia vita. Ero entrato nella fuga per altri obietti, ma poi ci ho preso gusto" dice il parmigiano baciando la maglia rosa. "Ad un certo punto, quando ho visto che Rubiano aveva più di un minuto di vantaggio, ho puntato a vincere la volata per il secondo posto", spiega il corridore della Lampre che indossa anche la maglia bianca come miglior giovane.

Malori, 24 anni, campione del mondo a cronometro under 23 a Varese 2008 , è un fiume in piena: " Ho fatto una fatica bestiale. Non vedevo più la strada, quando mi hanno detto che potevo prendere la maglia ho dato il massimo. Mi aggiornavano sul vantaggio, curavo Golas e le mie emozioni. Ho realizzato il sogno di ogni ragazzo che corre in bicicletta».
Ma torniamo al racconto della corsa altrimenti sfugge la sostanza. E la sostanza è che i big della classifica, visto che c'era molto da faticare, sono stati alla finestra ad eccezione della Liquigas di Ivan Basso. Andate avanti voi, che a noi vien da ridere: e così chi avuto coraggio, e voglia di esporsi al sole e al vento, ha preso il largo salutando un gruppo che non si aspettava una tappa così dura e selettiva.

Dice Rubiano: "Conosco queste strade, sono molto impegnative. Non pensavo a vincere, ma ad un certo punto ho preso il rischio. E nell'ultima salita, ho lasciato i miei compagni di fuga andando da solo al traguardo di Porto Sant'Elpidio". Dietro a Rubiano, con più di un minuto di distacco, c'è il quartetto di Malori, con il polacco Golas, Dyacenko e Cesare Benedetti. Ormai le salite sono finite, la strada è dritta fino al traguardo. Malori, con l'ultima goccia di benzina, capisce che, precedendo il polacco, l'unico che lo minaccia in classifica, può farcela. E cosi fa, precedendolo nello sprint finale. E ora arrivano le salite, con il doppio arrivo in salita prima a Rocca di Cambio (facile) e poi, domenica, su Lago Laceno (molto più duro), dove Pantani si inchinò a Zulle.

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