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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 17:19.

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di Lara Vecchio

Crescendo rossiniano in sala stampa. Cesare Prandelli, come la sua Italia. Un antipasto istituzionale, con gli auguri di compleanno a Napolitano. Poi, pacato, mantiene il basso profilo su quanto fatto fin qui e man mano scalda i motori e non le manda a dire. Sempre con grande signorilità ma con altrettanta chiarezza e determinazione. Non solo, la sensazione che ci resta al termine della conferenza stampa è che i riflettori dell'avventura azzurra non si spegneranno domenica sera. Ci sarà ancora molto di cui parlare.

Gli italiani e la Nazionale
Rappresentare e riabilitare un Paese in un momento congiunturale del genere, o meglio, provare a farlo era inevitabile. «Sinceramente – dice Prandelli - bastava leggere o ascoltare i commenti sulla stampa internazionale. Non c'era bisogno di caricare ulteriormente i ragazzi. All'estero quando rappresenti un Paese capisci automaticamente l'importanza del tuo ruolo. Col calcio puoi tentare di dare un esempio.
La squadra ha sempre tentato di reagire nella maniera positiva anche in momenti di grande tensione.
A inizio avventura avevo due pensieri: fare il nostro lavoro e stemperare tensioni, paure e ansie giocando. La nostra forza è stata quella ribaltare una situazione negativa e sfruttarla trasformandola in uno stimolo. Ho mostrato che possiamo avere coraggio e siamo diventati un riferimento. I cambiamenti avvengono quando c'è la personalità di saper cambiare. Ho capito che saremmo arrivati in alto – conclude - quando i giocatori hanno cominciato a chiedere di fare qualcosa in più anche in allenamento per migliorare determinate situazioni. Quello è stato il momento».

La Germania
«Abbiamo preparato bene partita sul piano tattico e l'interpretazione dei giocatori è stata straordinaria. Abbiamo indirizzato la partita come volevamo - spiega il ct - anche se abbiamo avuto poco tempo per prepararla. Ho pensato che Mario si fosse stirato e l'ho tolto. Mi ha detto che avrebbe potuto giocare qualche minuto in più, ma in campo c'era già Di Natale. Ho approvato l'arrabbiatura di Buffon. Quando hai la possibilità di chiudere devi chiudere. Altrimenti basta un rigore o una palla vagante per vanificare tutto».

La Spagna
«Spero di poterla preparare, anche se in un solo giorno, nella maniera migliore. Dobbiamo cercare i loro punti deboli e puntare su quelli. Sono campioni in carica d' Europa e del Mondo. Tre volte in finale significa che hai non solo dei valori tecnici, ma anche morali e di personalità. Per me la loro filosofia è un riferimento sotto tanti punti di vista. Quanto a noi, verificheremo tra poco la situazione degli acciaccati. Dobbiamo capire dall'allenamento di oggi le possibilità di recupero di ogni singolo giocatore». L'avventura a Euro 2012 è cominciata con Italia-Spagna e con Italia-Spagna si concluderà. Che cosa è cambiato? «Ripartiamo dal primo tempo con la Spagna – dice Prandelli - un primo tempo importante che dobbiamo cercare di ripetere, non tanto sul piano tattico ma come atteggiamento mentale.

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