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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 13:20.

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Siamo ad un passo, dopo sessant'anni, dal definire regole sulla rappresentanza.
Presidente, noi parti sociali ci stiamo impegnando per il futuro del Paese.
E proprio per l'importanza di questi accordi e principi, in tutta franchezza non nascondo la mia contrarietà sul modo con cui il Governo ha reperito le risorse destinate a finanziare gli ammortizzatori in deroga.
Scelta che comporta il rischio concreto, segnalato al Governo, di generare altra disoccupazione.
Le risorse destinate a sostenere l'occupazione, le politiche attive, la produttività non devono essere impiegate per altri fini . Per questo vanno reintegrate.
Qualunque filosofia ispiri il dialogo tra azione di governo e relazioni industriali, oggi come in futuro, dovremo fare i conti con la necessità di ripensare il nostro sistema delle tutele.
Questo è un capitolo fondamentale per noi, come imprenditori e come cittadini.
In primo luogo perché uno stato sociale moderno e che garantisca una reale tutela del cittadino costruisce le condizioni per esercitare in modo libero, sereno ed efficiente l'attività d'impresa.
In secondo luogo perché un welfare moderno è anche campo di attività economica che apre nuovi ampi spazi occupazionali.
Si pensi solo al mondo della salute che va dai servizi, alla produzione di beni strumentali, ai farmaci. Si pensi a cosa potrebbe dare in termini di crescita al Paese se modernamente concepito e organizzato.
Il nostro modello di welfare è messo in discussione dalle ristrettezze di bilancio pubblico, dall'evoluzione demografica e dal mutamento della domanda dei cittadini.
È il terreno sfidante su cui forze sociali moderne, non conservative, devono confrontarsi e offrire soluzioni innovative alle istituzioni, ai cittadini e ai lavoratori.
Un moderno sistema di salute, di previdenza, di formazione e accompagnamento al lavoro è il contributo importante che offriamo al Paese.
È un invito che da qui, oggi, rivolgo alle forze sindacali per un percorso comune.
La crescita e l'occupazione passano dal rilancio degli investimenti, soprattutto in ricerca e innovazione. Servono misure automatiche di detrazione. Occorre agevolare il rinnovamento tecnologico e ridurre i tempi di ammortamento.
Dobbiamo fare ripartire gli investimenti in infrastrutture, aumentando le poste a questo destinate , incentivando gli enti locali alla realizzazione delle opere pubbliche, modificando assolutamente le regole del patto di stabilità interno.
Non possiamo più rinviare il piano contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza sismica. Dagli anni ottanta subiamo danni da eventi calamitosi quantificabili in 3,5 miliardi di euro anno. Senza contare il tributo drammatico di vite spezzate.

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