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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 13:20.

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Deve essere chiaro che i temi dell'economia e degli investimenti produttivi non possono essere gestiti da ventuno legislatori diversi. Deve essere chiaro che esiste un principio di superiore interesse nazionale necessario per superare veti e resistenze.
A proposito di semplificazione. Sapete quanto il tema mi sia caro. Perché abbia successo, occorre allora che non sia più lo sforzo isolato di qualche Ministro, ma una pratica consolidata, a tutti i livelli di Governo.
Per dare un segnale concreto, ho già inviato al Governo un pacchetto di proposte. Contiene misure che incidono su alcuni degli aspetti più sensibili per chi fa impresa.
Cominciamo da queste semplificazioni e daremo l'idea che, nella ragnatela dei vincoli, qualche nodo si può sciogliere.
Per avere davvero successo nella semplificazione sono poi indispensabili soluzioni moderne di connessione e informazione.
L'Agenzia per l'Italia Digitale è una strada da seguire con forza e decisione, è già formalizzata, condivisa dagli operatori del settore, ma ancora ferma al palo, tra fusioni organizzative, decreti scritti in modo approssimativo, mancato sblocco di risorse.
Signor Presidente, fatela partire e rendetela operativa presto: è una scelta vitale per tutto il Paese.
I mali fiscali italiani restano intatti.
Non dico niente di nuovo. Abbiamo un fisco punitivo e di intensità unica al mondo. Scoraggia gli investimenti e la crescita. Esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare. Ma questo non è nemmeno il problema più grave, perché il fisco italiano è anche opaco, complicato, e incerto nella norma.
Quanto di peggio si possa immaginare per un investitore. Il fisco italiano sembra dire agli imprenditori che crescere non conviene, perché al crescere delle dimensioni aumentano oneri amministrativi, fiscali e previdenziali.
Per anni abbiamo sentito promesse: il carico fiscale sarebbe stato alleviato, le regole semplificate, il rapporto fisco-imprese reso più trasparente e certo. Nulla di tutto ciò è accaduto.
Conosciamo la situazione dei conti pubblici e sappiamo che non ci sono spazi per grandi interventi.
Molte cose si possono comunque fare. Il peso fiscale può essere riequilibrato e non deve essere usato contro chi produce: imprese e lavoratori.
Abbiamo apprezzato l'impegno che il Governo ha assunto con il decreto sull'IMU. Diamo per acquisita la revisione della disciplina fiscale sui beni strumentali alle attività di impresa entro il 31 agosto. Chiediamo un fisco a supporto di chi crea ricchezza e la distribuisce, trasparente e rispettoso dei diritti dei cittadini e delle imprese. Questo ce lo aspettiamo e il Paese lo merita .
Perciò incoraggiamo il Governo a riprendere la Delega fiscale, la cui approvazione è stata interrotta alla fine della passata Legislatura, mettendo a frutto il buon lavoro svolto fino a quel momento.

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