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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 17:09.

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Scrittura e spazio
La scrittura non è fatta solo di lettere, parole, numeri e segni di interpunzione, ma anche da elementi come il colore, la dimensione e il peso visivo dei caratteri, lo spazio.
La disposizione degli elementi nello spazio
non ha soltanto fini di carattere decorativo, ma comunica alla pari con le parole o i numeri. NOTA
Infatti elenchi telefonici, indici, tabelle non sarebbero comprensibili se il testo non fosse disposto accortamente nello spazio. Non si tratta semplicemente di "impaginazione", ma si tratta di comunicare attraverso la disposizione spaziale informazioni che non sono presenti nelle parole. Questi elementi non sono un "in più", perché se tolti il testo perderebbe senso, ma sono rilevanti tanto quanto le parole.
Per dare conto di questa visione spaziale della scrittura non esistevano termini idonei, dunque alcuni studiosi hanno pensato di coniare il termine sinsemìa.

Sinsemìa
Per sinsemìa si intende la disposizione deliberata e consapevole di elementi di scrittura nello spazio con lo scopo di comunicare, attraverso l'articolazione spaziale, in modo ragionevolmente univoco e secondo regolarità. Queste regolarità possono essere valide soltanto per quel testo – ma coerenti, rigorose e interpretabili senza bisogno dell'aiuto dell'autore – oppure definite da precisi schemi e abitudini di fruizione consolidate.
NOTA
Il termine sinsemìa è composto dal prefisso sin di sintassi, dal greco syn («con», «insieme», usato con il significato di «unione», «contemporaneità»), e da semía che deriva da sema, «segno». Sinsemìa starebbe a indicare il modo in cui i segni stanno assieme (nello spazio).
Il termine è stato coniato nel 2007 da Giovanni Lussu e Antonio Perri e rientra in un approccio di ricerca che si contrappone a una visione lineare e alfabetocentrica della scrittura.

Storia della scrittura
La storia della scrittura è ricca di esempi di testi con un'alta componente sinsemica. L'avvento della stampa, a causa dei suoi limiti tecnici, ha contribuito però a rafforzare l'idea che la distinzione tra testo e immagine, tra lettere e organizzazione dello spazio siano fatti naturali e imprescindibili. Questo ha ridotto ulteriormente le possibilità di interazione verbo-visiva e ha rafforzato l'idea che uno dei due elementi fosse necessariamente subordinato e contrapposto all'altro.
NOTA
Il pregiudizio era ben più vecchio e l'attività del copista e del miniatore erano già distinte, ma in un manoscritto il passaggio e la distinzione tra scrittura e immagine è molto più fluida. Allo stesso modo la scrittura a mano e le forme non lineari del testo non sono mai scomparse, ed è esistita un'interazione difficile tra testi autografi e stampa. Prendiamo come esempio due testi di Galileo (si vedano le immagini qui sotto). Il primo è una lettera autografa, in cui si vede che Galileo tratta le parole, il disegno di Giove e delle lune e le frecce che indicano i movimenti come un tutt'uno, senza soluzione di continuità. Nel testo a stampa, al contrario, da una parte stampare un'immagine separatamente non rappresenta un problema (si vedano le nebulose), dall'altra stampare le immagini insieme alle parole per illustrare le osservazioni su Giove e i suoi satelliti è complesso. Lo stampatore (che ottiene un risultato comunque efficace) è costretto a usare caratteri su una sola riga di testo e a non inserire ausili grafici come le frecce. In questo caso è curioso notare come il tipografo usi dei caratteri (asterischi e "o" rovesciate) per comporre le illustrazioni. Quando parliamo di limiti tecnici per la stampa intendiamo la difficoltà a procedere in modo non lineare e la distinzione tra i materiali di stampa, metallo per le lettere (il «testo scritto») e legno, ovvero xilografia, per l'«immagine», con tutte le conseguenze sul processo di produzione. Questo non impediva già nel '400 la produzione di sofisticate xilografie (e subito dopo calcografie) in cui glifi e immagini formavano un unico insieme, ma questa era un'eccezione rispetto alla normale composizione dei testi.

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