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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2012 alle ore 14:37.
La geografia dell'innovazione ha disegnato sul pianeta almeno una ventina di poli di attrazione del talento e del capitale, che generano idee, conoscenze, visioni e le incarnano in nuove aziende. Assomigliano a colonie di un'economia venuta dal futuro, popolate da specie professionali che evolvono ad alta velocità, in direzioni ben poco abituali nell'epoca industriale: scienziati pragmatici come imprenditori, capitalisti che rischiano davvero, fondatori di imprese che ragionano come ricercatori, sulla base di ipotesi e verifiche. Territori fertili che assomigliano a ecosistemi nei quali coevolvono le teorie, il denaro, le tecnologie: organismi collettivi da studiare come specie destinate, probabilmente, a popolare il nuovo mondo economico della conoscenza.
L'ultima frontiera americana è anche il luogo originario di questa nuova geografia: dal centro di Silicon Valley, gli ecosistemi generativi di startup si estendono lungo la costa americana del Pacifico, a nord verso Seattle e Vancouver, a sud verso Los Angeles e Santiago. Intanto, dall'altra parte dell'Oceano si sviluppano Sydney e Melbourne, ecosistemi della nuova nuova frontiera tra l'occidente anglofono e l'Asia, dove Bangalore e Singapore hanno già raggiunto un'indiscutibile massa critica. A est della Silicon Valley, superati i poli di postindustriali di Chicago, Waterloo e Toronto, si arriva agli ecosistemi atlantici di Boston, New York, Sao Paolo, Londra, per scoprire in Europa e nel Mediterraneo i poli innovativi di Parigi, Berlino, Mosca, Tel Aviv.
Sono i venti centri generativi nell'economia delle startup riconosciuti nel primo rapporto dello Startup Genome, iniziativa dell'acceleratore Blackbox in collaborazione con Telefonica: si tratta di un progetto che analizza le condizioni che favoriscono o rendono meno probabile il successo delle startup innovative, ispirato dalle teorie di Steve Blank e basato sui dati provenienti da oltre 50mila nuove aziende che si sono registrate allo Startup Compass, che offre servizi con i quali le startup possono confrontarsi con i risultati delle altre imprese simili per migliorare la loro traiettoria strategica e operativa.
Sulla base della grande quantità di dati registrata, Startup Genome cerca di decodificare il "Dna" delle specie imprenditoriali innovative per distribuirne la conoscenza in modo che si diffonda arricchendo il pianeta di opportunità. Le variabili usate nel rapporto per creare l'indice sulla base del quale è stilata la classifica degli ecosistemi riguardano la disponibilità di persone di talento, la facilità di reperimento di capitali di rischio, la dimensione economica dell'attività delle startup, la quantità di startup che raggiungono il successo, la velocità con la quale in un territorio si adottano le nuove tecnologie, la quantità di imprenditori che pensano in grande e quindi definiscono le loro aziende non in base al settore di attività ma in quanto sono orientate a crescere velocemente inventando i loro spazi imprenditoriali.
Gli ecosistemi sono messi a confronto con quello di Silicon Valley che è di gran lunga il primo in tutte le classifiche. È interessante notare come le sottoclassifiche della disponibilità di talenti e capitali sono molto simili a quella sintetica che comprende tutte le variabili. Mentre altre condizioni sono distribuite in modo diverso: Seattle è quarta nella classifica generale ma diciannovesima nella dimensione del suo ecosistema; Berlino è quindicesima in classifica generale ma è quinta nella velocità con la quale adotta nuove tecnologie; Mosca è quattordicesima in classifica generale ma seconda in termini di somiglianza strutturale a Silicon Valley.
Il progetto cerca anche di comprendere quali territori stiano recuperando terreno e siano destinati a migliorare in classifica nei prossimi anni. E da questo punto di vista sembra che Berlino e Singapore - che già oggi, appunto, sono tra le prime venti città in classifica - abbiano le caratteristiche necessarie per diventare ancora più importanti in futuro.
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