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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2013 alle ore 16:33.

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Kevin Kelly (Corbis)Kevin Kelly (Corbis)

Per contrastare questa preoccupante implosione demografica, Giappone, Russia e Australia versano dei bonus per ogni nuovo nato. Singapore (che ha il record negativo a livello mondiale quanto a tassi di fecondità) versa a ogni coppia 5mila dollari per un primo figlio e fino a 18mila dollari per un terzo figlio, ma non è servito a niente: il tasso di fecondità della città-Stato rimane al di sotto di un figlio per donna. In passato non è stato facile applicare misure drastiche per ridurre i tassi di fecondità, però ha funzionato. Le misure drastiche per incrementare la fecondità al momento non sembrano funzionare.

La popolazione globale sta invecchiando. Il picco della giovinezza su questo pianeta è stato toccato nel 1972. Da quel momento l'età media sulla Terra è cresciuta ogni anno e la tendenza probabilmente continuerà ancora per secoli! Il Messico sta invecchiando più in fretta degli Stati Uniti e tutti questi giovani lavoratori migranti che oggi sembrano un problema presto saranno assai richiesti in patria. Una volta superato il picco i vari Paesi saranno in competizione fra loro per importare lavoratori, modificando le politiche migratorie, ma i singoli casi di successo o insuccesso si annulleranno a vicenda e non modificheranno il quadro globale.

La situazione per la seconda metà di questo secolo sarà questa: sempre più tecnologia, cose belle che prolungano la vita umana; più anziani che vivranno più a lungo, milioni di robot, ma pochi giovani.
Non ci sono precedenti storici di popolazioni che calano mentre progrediscono, nemmeno durante gli anni della Peste Nera. Alcuni Paesi che hanno cominciato da poco a registrare un calo della popolazione inizialmente vedono crescere il reddito procapite, perché ci sono meno persone, ma è una tendenza che maschera un calo del Pil nel lungo periodo. Insomma, non ci sono precedenti, ma può sempre esserci una prima volta! E noi dobbiamo cercare di immaginarci come sarà.

Ecco il problema: ci aspetta un mondo in cui ogni anno ci sarà un pubblico più ristretto dell'anno precedente, un mercato più ridotto per beni e servizi, meno lavoratori fra cui scegliere e una popolazione anziana in espansione da accudire. È qualcosa che non abbiamo mai visto nell'era moderna: il nostro progresso è sempre andato in parallelo con popolazioni in crescita, pubblici più vasti, mercati più grandi e crescenti quantità di lavoratori disponibili. È difficile immaginare che una popolazione che diminuisce e per di più invecchia possa favorire un incremento di anno in anno del tenore di vita. Per riuscirci servirebbe un sistema economico completamente diverso.
I problemi di una popolazione umana in crescita sono reali, ma sappiamo che cosa fare; i problemi di una popolazione umana in calo indefinito in un mondo sviluppato fanno più paura perché non li abbiamo mai affrontati.

Kevin Kelly è autore di «Quello che
vuole la tecnologia» (Codice, 2011)
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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