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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2013 alle ore 15:11.
Dai motori d'aereo alle valvole cardiache, quasi tutto ormai si può stampare in 3D. Le tecnologie digitali e le stampanti additive, che creano un prodotto da zero, spalmando strati di materiale uno sopra l'altro, stanno già rivoluzionando il settore manifatturiero, come ai tempi della catena di montaggio di Henry Ford. Ma stampare edifici, si può? Esiste un plotter grande abbastanza per edificare una casa, partendo dalle fondamenta e deponendo mano a mano strati di materiale in base al disegno dell'architetto?
Esiste. Sta in un capannone a Pisa. E verrà utilizzato per realizzare un edificio a due piani in Olanda, chiamato Landscape House, con la forma di un nastro di Moebius. Enrico Dini, l'inventore del maxi-plotter, ci sta lavorando insieme all'architetto olandese Janjaap Ruijssenaars. E la loro casa è già in corsa nel concorso internazionale Europan, che mette a disposizione 50 siti per la realizzazione dei disegni vincenti in 15 Paesi d'Europa. «In prospettiva ci piacerebbe costruirne una in ogni Paese, per inserirla ogni volta in un paesaggio diverso, con diverse funzioni, dal museo alla casa privata, ma per adesso abbiamo due proposte concrete, una in Olanda e l'altra in Brasile», spiega Ruijssenaars, titolare dello studio Universe Architecture ad Amsterdam. Ruijssenaars ha lavorato con lo scultore e matematico olandese Rinus Roelofs per concepire una struttura continua di quasi mille metri quadri calpestabili, che avesse anche la stabilità e la funzionalità di un edificio abitabile. Per "stamparla" in pietra, con la tecnologia inventata da Dini, sarà necessario suddividerla in sezioni di 6 metri per 9, visto che la sua macchina è larga sei metri.
«Nell'edilizia tradizionale bisogna partire da una cassaforma di legno, da riempire con un getto di calcestruzzo, mentre con il mio sistema – racconta Dini – si può stampare il fabbricato direttamente in sito, molto più velocemente». Il maxi-plotter brevettato dall'ingegnere toscano può dare forma a qualsiasi disegno tridimensionale, spalmando strati di sabbia da 5 millimetri di spessore uno sopra l'altro, legati da un collante ecologico che li trasforma in un materiale composito simile a roccia. La riproduzione al millimetro di forme molto complesse in un monolite di pietra sembra la realizzazione su scala industriale dei giochi infantili con i castelli di sabbia. La trasformazione dell'edilizia in un processo tecnologico, con la manodopera ridotta al minimo, potrebbe offrire in prospettiva anche notevoli vantaggi economici. Il problema è la logistica: una "stampa" di vaste dimensioni, anche solo per lo scheletro di un edificio, è fattibile solo con la macchina sul posto e quindi si tratta di costruirne una ad hoc per ogni edificio che si vuole realizzare. Con un costo stimato di almeno un milione a macchina, l'operazione vale la pena nel caso di una serie di costruzioni collocate una accanto all'altra. Se si tratta di un edificio unico, invece, la questione resta aperta.
Ma la Landscape House segnala una tendenza che difficilmente si fermerà qui. Dopo anni di sperimentazioni con la stampa tridimensionale nel design, la nuova generazione di architetti non riesce più ad accontentarsi dei metodi dell'edilizia tradizionale. Behrokh Khoshnevis, direttore del Center for Rapid Automated Fabrication Technologies alla University of Southern California, è convinto che la digitalizzazione dell'edilizia sia fattibile in un futuro non lontano. Con la sua Contour Crafting, Khoshnevis ha concepito l'automazione dell'intero processo costruttivo per una serie di case da 200 metri quadri, compreso l'impianto elettrico e le tubature interne alle pareti di calcestruzzo. In base alle sue sperimentazioni, ogni casa a due piani, completa di copertura, ma senza gli infissi, potrebbe essere completata in 24 ore, con un costo di appena un quinto rispetto ai costi correnti. Khoshnevis non ha grandi ambizioni estetiche, ma vede l'automazione in edilizia come un'opportunità per elevare gli standard abitativi nei Paesi poveri e per intervenire rapidamente in aiuto dei senzatetto nelle regioni colpite dai disastri naturali.
Al polo opposto, Neri Oxman cerca di riportare l'architettura verso la natura, con le sue forme biomorfe stampate in 3D nel Mit Media Lab, dove ha fondato il gruppo di ricerca Mediated Matter. Oxman vede nella stampa in 3D un modo per instillare nell'architettura la multi-funzionalità delle strutture biologiche, sperimentando materiali a densità variabile per i pilastri, in modo da stamparli con il centro più poroso come il tronco di un albero.
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