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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 14:02.

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Un'altra start up nation oltre la barriera di separazione, dopo la crescita dell'alta tecnologia in Israele negli ultimi decenni, potrebbe essere una chiave per la pace. Barack Obama, durante la sua visita di marzo a Ramallah e Gerusalemme, lo aveva suggerito alla sua maniera ai giovani palestinesi. «Oltre cento aziende hi-tech sono nate in Cisgiordania e questo deve spingere il talento e lo spirito imprenditoriale dei palestinesi», aveva detto il presidente americano in un discorso agli studenti a Gerusalemme.

L'invito di Obama ha avuto pronta risposta dal centinaio di giovani riunitisi per lo Startup Weekend Ramallah (Swr). Per 54 ore, in un format ormai globale come Startup Weekend, la principale città palestinese si è trovata in compagnia di altre 26 in giro per il mondo, dal Brasile alla Grecia agli Stati Uniti, che hanno ospitato eventi analoghi.
Se dovunque l'obiettivo è creare educazione e impresa dal basso, la strada è lunga, soprattutto nei Territori Palestinesi, alle prese ogni giorno con le restrizioni militari israeliane. Stavolta, però, l'idea è di prendere l'iniziativa, senza vittimismi. «Ogni problema richiede una soluzione. Non smettete mai di guardare avanti» ha incoraggiato il pubblico Tom Nagle, il moderatore dell'evento di Ramallah. «L'obiettivo degli Startup Weekends è di mettere le persone in contatto e di far capire che in due giorni si può avere un'idea, condividerla con altri e metterla in pratica» spiega Nagle, egli stesso a capo di un'azienda che produce software medici negli Stati Uniti. Sembra quasi che non ci sia bisogno di spiegarlo ai ragazzi e alle ragazze del Swr, all'apparenza attivi e sicuri di sé. Sono stati tutti selezionati dagli organizzatori per avere il giusto mix di profili business, di grafici e di programmatori, tre ruoli cruciali per avviare una startup. «Sono qui per trovare dei buoni programmatori, ciò che mi è mancato l'ultima volta», dice Muath Sorakji, 26 anni, un grafico di Nablus. Lui è in cerca anche di investitori per Oelia Key, un'app che consente di ottenere informazioni puntando lo smartphone su codici Qr piazzati nei luoghi turistici a Betlemme e Gerusalemme. L'app, premiata in un evento simile l'anno passato, ha bisogno di circa 40mila euro per essere completata.

Tra i giovani palestinesi c'è consapevolezza che la scarsa esperienza e il poco incoraggiamento da parte di una società molto conservatrice non aiutano le nuove idee. A questo va aggiunta l'assenza di reti 3G nei Territori, che limita la connessione a internet in mobilità. Israele, per motivi di sicurezza, non ha concesso finora il permesso per le frequenze e per le infrastrutture necessarie. Tuttavia, ci sono buone ragioni per puntare sulla Palestina, un mercato in crescita per l'It, senza contare le decine di milioni di arabi del Medio Oriente. Nel 2012, nonostante le difficoltà, il Pil locale è cresciuto del 5,9%, stando all'Ufficio centrale di statistica palestinese. L'alta tecnologia già contribuisce per il 5% all'economia locale, dal nulla di pochi anni fa, secondo una ricerca di Cisco. «Rispetto ad altri settori, l'It ha bisogno in fondo di un computer e di una connessione e qualsiasi prodotto può essere consegnato direttamente in rete, senza risentire delle barriere fisiche all'esportazione» spiega George Khadder, uno degli organizzatori del Swr, con un lungo passato nella Silicon Valley. Come molti qui, Khadder è stufo di confidare nell'Autorità Nazionale Palestinese e in quei milioni di euro di donazioni internazionali che spesso si fermano nella burocrazia locale. «Vogliamo promuovere iniziative per la Palestina, con capitali privati. Da parte pubblica, aiuterebbero migliori regolamentazioni, come la protezione della proprietà intellettuale», aggiunge Khadder, tornato di recente nella natia Gerusalemme per gestire Yafa energy, una startup di energie rinnovabili.

A oggi sono attive nei Territori Palestinesi circa 300 aziende di alta tecnologia, che lavorano soprattutto in outsourcing per l'estero. Presto, si potrebbero aggiungere le startup concepite durante il fine settimana di Ramallah. Potrebbero ritrovarsi con una buona prospettiva proprio i progetti vincitori del Swr. Screen'em, un servizio online rivolto alle aziende per scremare i candidati a nuove assunzioni; Easy Notes, un sito e un'app rivolti agli studenti universitari sia per vendere gli appunti sia per prenderne di nuovi in crowd-sourcing durante le lezioni; SoMu, un social network per comporre musica. «Questo evento di Ramallah ha dimostrato che il livello delle idee e delle persone si sta alzando, credo che alla fine sarà una buona opportunità per noi» commenta Saed Nashef, fondatore insieme con l'israeliano, Yadin Kaufmann, del fondo di investimenti Sadara Ventures, che dal 2008 ha raccolto quasi 29 milioni di dollari da destinare a nuove aziende palestinesi.

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