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Il business s'inginocchia all'elettronica

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 15:45.

Un'azienda storica, nata alla fine del 1800 e sino a pochi anni fa in declino, si mette a correre sui mercati internazionali, proprio nel pieno della grande crisi economica. Lo straordinario salto di qualità, grazie all'innovazione, è stato fatto dal gruppo Rizzoli Ortopedia, che opera nel distretto emiliano delle protesi, a Budrio (Bologna). In questo caso l'innovazione serve a ridare libertà di movimento a chi, per malattia, incidente stradale o sul lavoro, ha perso uno degli arti inferiori. Il progetto ha alla base quattro anni di ricerca, tre diversi brevetti, un'intensa collaborazione con Scienzia Machinale, il centro creativo di robotica, forte di 40 ingegneri, nato come spin-off della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa.

Il nome dello strumento, che consente di correre, passeggiare, inginocchiarsi, salire o scendere gradini, pedalare in bicicletta, in tutta sicurezza e scioltezza, a chi sarebbe invece costretto a una pesante invalidità, è Ginocchio elettronico Rel-K. Il cuore dell'arto artificiale intelligente è un insieme di sensori che misurano e memorizzano fino a mille volte al secondo la pressione esercitata durante il movimento. In questo modo Rel-K anticipa quello che la persona sta per fare, come se fosse comandato dal cervello, rendendo la camminata fluida e naturale.

Rel-K è uno strumento tecnologico tutto made in Italy, che si inserisce come componente standard in protesi che vengono poi personalizzate in loco per gli amputati transfemorali. Il suo essere un componente standard ha consentito l'avvio di iniziative di export verso altri produttori di protesi in tutto il mondo, a iniziare da Europa e Stati Uniti.

Il ginocchio elettronico è solo l'ultimo tassello di un percorso di innovazione che sta coinvolgendo da alcuni anni tutta la struttura del gruppo Rizzoli Ortopedia. La svolta ha coinciso con l'acquisizione da parte di Seconda Investimenti, finanziaria di operatori privati locali, che hanno scommesso sul rilancio di quello che era stato un ente pubblico rinomato, ma pieno di inefficienze e con i bilanci in rosso. Il risultato, come spiega il presidente e amministratore delegato, Mauro Mastropasqua, è una crescita dell'8% nel terribile 2009, in un momento in cui «anche il nostro mercato è stato completamente fermo».

Buone le prospettive anche per il 2010. Il fatturato è salito lo scorso anno a oltre 30 milioni con bilancio in utile. «Sul fronte dell'export - conclude Mastropasqua - ci sono opportunità anche in Sudamerica e Medio Oriente».

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