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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 09:23.
BOLOGNA - I big del packaging hanno aiutato i fornitori a internazionalizzare e delocalizzare alcune produzioni, affinché potessero porsi come terzisti anche per imprese fuori del distretto: «Un'innovazione che, assieme a quella sul prodotto che per noi è imprescindibile – spiega Alberto Vacchi, presidente di Ima – ci ha permesso di essere più competitivi rispetto ai concorrenti». C'è chi, come la Galotti, sta affrontando la crisi, «puntando – dice il presidente Luigi Marchesini – sulla qualità e sul contenimento dei costi, con un occhio all'eco-sostenibilità»; oppure come la Manutencoop che, dopo aver innovato nel passato l'offerta, «oggi – afferma il presidente, Claudio Levorato – guarda all'estero».
Tre esempi di aziende – protagoniste della tappa bolognese del roadshow sull'innovazione, organizzato dal Monte dei Paschi di Siena con Il Sole 24 Ore – che stanno aggredendo la crisi. «L'anno scorso il governatore della Banca d'Italia Draghi – dice Patrizio Bianchi, assessore regionale alla Formazione e al Lavoro – segnalava come solo il 7-8% delle imprese italiane aveva fatto le necessarie ristrutturazioni finanziarie e produttive. Credo che a Bologna e in Emilia-Romagna la percentuale sia più alta. Resta tuttavia necessario investire forte sulla ricerca in un orizzonte di lungo periodo e in un'ottica di sistema, per abbassare il costo di entrata all'innovazione anche per le Pmi». Le quali però – aggiunge Gabriele Gori, vicedirettore generale di Mps Capital services – «per innovare e internazionalizzarsi dovranno anche crescere dimensionalmente: un impegno che ci vedrà al loro fianco».
Il presidente della Regione Vasco Errani ritiene che sarà necessario riconvertire nei prossimi anni il 20% del comparto manifatturiero. La Regione ha stanziato 12 milioni per le reti d'impresa (il primo bando chiuso il 30 aprile, ha registrato un valore dei progetti 6 volte superiore all'offerta), mentre procede la rete ad alta tecnologia, un progetto – da 246 milioni tra 2010 e 2013, dopo i 140 milioni investiti tra 2004 e 2009 – che sta prendendo corpo con la firma delle convenzioni e che cresce su un terreno fertile: in Emilia-Romagna viene depositato il 17% dei brevetti italiani e lavora l'11% dei ricercatori. «Partiamo bene – dice Paolo Bonaretti, direttore di Aster, il consorzio che gestirà la rete – ma non basta: dobbiamo immettere nelle aziende capitale umano molto qualificato, creare impresa innovativa».