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Economia Aziende

La valle del packaging globale

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 15:46.

Le macchine per il confezionamento e imballaggio rappresentano una delle eccellenze più significative dell'industria italiana: secondo l'Indice Fortis-Corradini per l'anno 2009 il nostro paese è infatti il primo esportatore mondiale per la voce statistica HS96 842240, "Macchine e apparecchi per impacchettare e imballare le merci", con 1,96 miliardi di dollari, davanti alla Germania, con 1,95 miliardi di dollari.

La provincia di Bologna è la capitale della produzione italiana di macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio, tanto da meritarsi il nome di Packaging Valley. Quasi l'80% delle aziende italiane impegnate nel settore sono infatti localizzate in Emilia-Romagna e per la maggior parte nei dintorni del capoluogo regionale. La principale funzione d'uso delle macchine per confezionamento e imballaggio è quella del "contenimento" dei prodotti dell'industria alimentare, farmaceutica, cosmetica, chimica e del tabacco. A oggi sono oltre 200 le imprese del comparto localizzate nel territorio bolognese, in cui trovano occupazione circa 6.200 addetti.

Lo sviluppo del distretto ha inizio attorno agli anni 30 del secolo scorso, anche se le radici storiche del packaging in Italia risalgono a fine Ottocento. L'industria meccanica in Emilia-Romagna inizia a diffondersi favorita dalla presenza nella città di Bologna di un centro di formazione tecnica come l'Istituto Aldini Valeriani, il cui scopo era quello di fornire agli allievi le conoscenze teoriche di base necessarie non solo per utilizzare certe macchine, ma anche per saperle progettare.

La crescente richiesta di macchine specifiche da parte delle diverse industrie negli anni che vanno dalla fine della Seconda guerra mondiale ai primi anni 80 favorisce la diffusione in Emilia-Romagna di una nuova imprenditoria legata alla produzione di macchine automatiche. Il percorso è stato quello della "gemmazione" di più aziende da un'azienda madre, che nella fattispecie concreta fu l'Acma (Azionaria costruzioni macchine automatiche).

Il caso senz'altro più significativo è quello di Ariosto Seragnoli che, dopo aver lavorato all'Acma, accetta la proposta di entrare a far parte della Gd, ditta fondata nel 1923 e specializzata nella produzione di biciclette e motociclette. Trascorso il periodo bellico, durante il quale la Gd si era dedicata alla produzione di parti d'armi meccaniche e di motori per le forze armate, l'azienda affronta un processo di riconversione industriale: la prima macchina automatica prodotta dalla Gd nel 1946 è un'incartatrice idraulica per tavolette di cioccolata. Da allora vi è stata una crescita pressoché ininterrotta del Gruppo Seragnoli, che è diventato una realtà leader a livello mondiale. L'altra azienda pioniera accanto all'Acma è la Sasib, oggi controllata dal Gruppo De Benedetti.

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Un ulteriore esempio di nascita di una nuova azienda per "gemmazione" è quello dell'imprenditore Andrea Romagnoli, il quale, dopo aver studiato all'Istituto Aldini Valeriani ed essersi formato presso la Gd, ha fondato nel 1961 l'Ima (Industria macchine automatiche). Un percorso analogo è stato quello seguito da Natalino Corazza, fondatore della società omonima: prima studente dell'Aldini Valeriani, poi operaio specializzato all'Acma e da ultimo imprenditore. Aziende ugualmente interessanti sono la Mg2 e la Nuova Fima Imballaggi, entrambe all'avanguardia nei rispettivi settori operativi.

Abbiamo voluto ricordare solo alcuni casi aziendali significativi del distretto bolognese delle macchine per imballaggio: un distretto che è oggi caratterizzato da un notevole grado di flessibilità nei rapporti inter-aziendali. In aggiunta ai maggiori gruppi industriali si è infatti sviluppato un aggregato di numerose altre aziende di dimensioni medio-piccole le cui produzioni si sono rivelate complementari a quelle dell'industria del packaging.

A livello nazionale i principali indicatori di settore per l'anno 2009 evidenziano che la crisi economica non ha risparmiato le macchine per il confezionamento e l'imballaggio, anche se con ricadute minori rispetto ad altri comparti industriali italiani. La relativa tenuta del packaging è stata possibile grazie all'andamento dei principali settori di sbocco (alimentare, farmaceutico eccetera) e alla capacità dei produttori italiani di presidiare le quote di mercato in Italia e all'estero.

Nel periodo di riferimento si è osservata una flessione tendenziale del fatturato, a valori correnti, del 15,6%, che ha riportato il settore approssimativamente sui valori del 2006. Le esportazioni di macchine per il confezionamento e l'imballaggio sono calate del 16,1% rispetto al 2008, assestandosi attorno ai 2,8 miliardi di euro: questo calo è tuttavia inferiore a quelli registrati dalle altre industrie italiane della meccanica strumentale, che hanno chiuso il 2009 con una diminuzione complessiva del 30,9 per cento. Le variazioni tendenziali negative dell'export riguardano tutte le categorie merceologiche (escluse le macchine e gli apparecchi per pulire o asciugare le bottiglie, +9,1%) e tutti i principali mercati, con le significative eccezioni di Cina (+27,7%), Egitto (+8,6%), India (+21,1%) e Arabia Saudita (+24,3%).

Il settore del packaging si conferma fortemente orientato all'export, con un rapporto export/fatturato pari all'88,1%, il più elevato tra i costruttori di beni strumentali italiani. Il saldo commerciale, pur diminuendo del 15,3% rispetto al 2008, è ampiamente positivo e pari a 2,6 miliardi di euro. L'occupazione del settore mostra una buona capacità di tenuta: nel 2009 gli addetti sono calati infatti solo dell'1,5%, a conferma degli sforzi che molte aziende hanno sostenuto per preservare la propria manodopera altamente qualificata.

Nonostante il calo del fatturato, le aziende del packaging stanno inoltre mantenendo - e in alcuni casi incrementando - i propri investimenti in ricerca e sviluppo, che si aggirano attorno al 6%, valore che pone il comparto all'avanguardia tecnologica dell'industria nazionale.
Le macchine per il confezionamento e l'imballaggio si stanno dunque confrontando in modo adeguato con i fattori di cambiamento, presentando notevoli capacità di adattamento e innovazione.

Un ulteriore esempio di dinamismo del comparto è stato il lancio, qualche settimana fa, di "Packology", salone delle tecnologie per il packaging e il processing, nato dall'interazione tra Ucima (l'Associazione dei costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio) e Rimini Fiera. Questa manifestazione, con un'offerta espositiva di 180 imprese leader della produzione industriale del packaging e circa 8.400 visitatori, di cui il 19% esteri, ha rappresentato un'importante vetrina per i prodotti italiani del comparto, con ottimi risultati in termini di generazione di nuovi contratti e di definizione di innovativi progetti industriali, a dimostrazione del fatto che il comparto è pronto ad agganciare la ripresa.
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