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Un «motore» in cerca di nuovi giri

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 16:33.

"L'industria a Bologna, storia di successi": è questo il tema del convegno che si tiene il 30 giugno organizzato da Mps-Il Sole 24 Ore

«Il nostro modello è in evoluzione, non è in crisi». Nelle parole di Maurizio Marchesini, presidente di Unindustria Bologna, c'è l'orgoglio di chi rappresenta una delle economie manifatturiere più forti del paese. Ma c'è anche la consapevolezza di chi sa di essere dentro un passaggio epocale, dal quale il tessuto produttivo che si è sviluppato lungo la via Emilia, con il cuore e la testa nell'area del capoluogo regionale, uscirà profondamente trasformato.
Nel corso del 2009 la crisi ha cancellato 869 imprese e il 14% della produzione manifatturiera. I fallimenti sono stati 245, contro i 72 del 2007.

La meccanica, settore trainante dell'area, ha accusato una flessione del 15% nei volumi, con punte del 50% nell'automotive. Le esportazioni sono crollate verso i mercati tradizionali, come Germania (-27%) e Stati Uniti (-38%). La disoccupazione è arrivata a sfiorare il 5 per cento. Ma, nello stesso anno, le aziende bolognesi sono state capaci di registrare 835 brevetti industriali. E, nella prima parte del 2010, è proprio dalle attività manifatturiere che hanno cominciato ad arrivare segnali incoraggianti: +4,6% gli ordini dall'estero (nel periodo gennaio-marzo), +14,3% l'indice di fiducia degli imprenditori.

L'uscita dal tunnel si avvicina. «A trainare la ripresa sono i gruppi di media dimensione che operano prevalentemente nei comparti industriali, come nel caso del packaging, con la capacità di muoversi a livello internazionale - dice Bruno Filetti, presidente della Camera di commercio -. I recuperi di produzione sono ancora modesti, ma si vanno rafforzando e fanno ben sperare».

Anche Marchesini, che guida un'azienda leader proprio nel packaging, è moderatamente ottimista: «I fondamentali dell'economia sono buoni e, se non interverranno fattori esterni imprevedibili ma purtroppo possibili - sottolinea - la situazione dovrebbe progressivamente migliorare, grazie principalmente ai mercati emergenti. Una mano arriverà anche dal rafforzamento del dollaro, per quanto ancora non se ne vedano gli effetti concreti».

La dimensione internazionale del sistema manifatturiero bolognese è il motore dell'economia locale. E la capacità di fare innovazione è il carburante che lo alimenta. Il gruppo Ducati Motor ha chiuso il 2009 con una crescita tra il 5 e il 10% nei ricavi, nonostante la flessione del 38% del settore. E il trend sta proseguendo nel 2010, grazie al successo di modelli come la Multistrada 1200, l'Hypermotard 796 e il nuovissimo Monster 796. A Borgo Panigale, sede della Ducati, per soddisfare le richieste del mercato si fanno gli straordinari.

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Il gruppo Ima, tra i protagonisti del packaging bolognese, 3mila dipendenti e 82,6 milioni di fatturato nei primi tre mesi di quest'anno realizzati al 93% sui mercati internazionali, a maggio ha vinto una commessa in Cina del valore di 7 milioni per la realizzazione di quattro linee produttive di micro-dosatori per capsule di antibiotici in polvere. Nello stesso mese, ha firmato un accordo per rilevare la maggioranza (65%) di un'altra azienda del distretto, la Gima (30 milioni di ricavi previsti nel 2010).

La strada delle alleanze è stata imboccata anche da 11 piccole aziende della motor valley emiliana, sostenute da Unindustria Bologna, che un paio di mesi fa hanno dato vita al primo contratto di rete d'Italia nel settore manifatturiero. «Siamo animati da un reale spirito di squadra e mossi dalla consapevolezza che solo aggregandoci possiamo rispondere in modo competitivo alle richieste dei grandi clienti, che non vogliono più singoli pezzi da assemblare, ma si aspettano di dialogare con un interlocutore unico, in grado di assicurare forniture complete», ha spiegato Florenzo Vanzetto, titolare della Vrm e presidente di RaceBo, com'è stata chiamata la "rete d'imprese".

A conferma della vocazione internazionale, Bologna (insieme a Venezia) è l'unica città italiana invitata all'Expo di Shanghai, dove nell'area Urban best practice divide il padiglione con Seul e Shenzhen. Il 12 settembre è in programma uno special-day dedicato proprio al capoluogo emiliano. «Siamo impegnati, anche economicamente, proprio sul fronte della crescita internazionale delle imprese - sottolinea il presidente della Camera di commercio -. Puntare sui consumi interni è illusorio e i mercati tradizionali, come Usa e Germania, stanno soffrendo: è nei paesi emergenti del Nord Africa, in Medioriente e nel Far East che si trovano le nuove occasioni di sviluppo».

Non tutto il terreno perduto dal manifatturiero in questi anni di crisi (intorno al 20% della produzione) sarà recuperabile. «Abbiamo affrontato la crisi limitando i danni, grazie anche a un atteggiamento responsabile dello schieramento sindacale - dice Marchesini -, ma dobbiamo gestire il cambiamento, sapendo che la ricerca di spazi nuovi nelle lavorazioni a sempre maggior contenuto tecnologico non basterà: il 2010 sarà ancora un anno difficile per l'economia, in particolare per l'occupazione, e solo un sistema territoriale efficiente potrà aiutarci a gestire con successo la trasformazione in atto».

Marchesini lamenta la mancanza di centri decisionali nel settore del credito. «Abbiamo perso l'autonomia delle nostre banche storiche, dalla Cassa di Risparmio al Rolo - ricorda - con i rischi conseguenti di minor conoscenza del business e valutazioni standard del merito di credito». Lungo la via Emilia, però, dove la ricchezza rimane elevata (quasi 31mila euro il valore aggiunto per abitante), l'interesse del sistema bancario rimane elevato.

«Con l'acquisto di Antonveneta e l'incorporazione di Banca Agricola Mantovana siamo diventati il terzo gruppo bancario della regione con 216 sportelli - sottolinea Antonio Vigni, direttore generale del Monte dei Paschi -. Guardiamo con grande attenzione all'economia del territorio e, dopo aver firmato un accordo da 15 milioni per l'area di Ferrara, stiamo pensando a un plafond adeguato anche per sostenere le imprese di Bologna».

Nei primi cinque mesi dell'anno, secondo l'ufficio ricerche di Banca Mps, in provincia di Bologna sono state concesse 12 milioni di ore di Cig (ordinaria, straordinaria e in deroga), con un incremento del 181% sul 2009, ben più alto di quello nazionale (+81%). «Sono molto preoccupato», avverte Danilo Gruppi, segretario metropolitano della Camera del lavoro. «Il processo di trasformazione dell'industria e la terziarizzazione dell'economia erano già in atto prima della crisi - spiega -. La congiuntura negativa ha polarizzato il fenomeno: da una parte le imprese virtuose, che crescono e s'internazionalizzano, dall'altra le aziende che restano indietro. Con 1.273 imprese in difficoltà l'occupazione rappresenta la vera emergenza e, in prospettiva, mi preoccupa la qualità del lavoro».

Se la meccanica ha ricominciato a tirare, la moda arranca e anche l'alimentare comincia a soffrire. «Negli ultimi due mesi abbiamo registrato una flessione dei consumi alimentari», conferma Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo (900 milioni di ricavi, in calo del 5% nel 2009) e di Legacoop Bologna, che associa 230 imprese con poco meno di 40mila addetti e oltre 11 miliardi di fatturato. «La situazione va monitorata - aggiunge -, stanno cambiando le abitudini della gente: è l'onda lunga della crisi e gli effetti positivi della ripresa ancora non si vedono. A livello di Legacoop, i settori dove si avverte la maggiore criticità sono i servizi e la logistica».

I problemi si spostano dall'industria al terziario. «Chiediamo meno burocrazia e un adeguamento del sistema infrastrutturale, che è decisivo per la nostra area», sottolinea il presidente di Unindustria. Fiera, aeroporto, collegamenti con la nuova linea ferroviaria ad Alta velocità, il Passante nord per facilitare l'accesso al secondo (dopo Verona) interporto italiano. La costituzione della città metropolitana, inserita nel programma di legislatura del governo regionale di Vasco Errani, potrebbe snellire tempi e procedure.

«Ben venga la città metropolitana - commentano Marchesini e Gruppi -. Bologna deve tornare a essere il motore dell'economia dell'Emilia Romagna». Questa, forse, è la sfida più difficile. E la crisi della politica locale (il Comune è commissariato), non aiuta.