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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 19:35.
«L'evoluzione del sistema di finanza pubblica italiana si presenta come un albero storto». Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, illustrando in una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri la relazione sul federalismo fiscale, approvata dal governo. Tremonti cita «due passaggi fondamentali: la quasi totale centralizzazione della finanza pubblica, fatta al principio degli anni '70 e il decentramento-federalismo introdotto tra il 1997 e il 2001». Poi rileva che «è così che l'albero è cresciuto storto».
«La finanza derivata - ha detto Tremonti - non sta in piedi. È basata sull'idea che l'Iva sia un bancomat. Non crediamo che corrisponda più a quello che serve al paese». Tremonti ha detto che è «fondamentale passare dal sistema dei costi standard che premiano gli inefficienti a un sistema di fabbisogni definiti in termini oggettivi senza penalizzare nessuno. Lo standard deve essere ricostruito in base alle pratiche migliori».
Non è il federalismo fiscale a costare ma, al contrario, costerebbe non farlo, si legge nella relazione sul federalismo fiscale. «Un errore piuttosto diffuso consiste nell'assumere che il federalismo fiscale abbia un costo», si spiega, «in realtà è l'opposto. Il costo ci sarebbe infatti non riformando con il federalismo fiscale, ma all'opposto conservando l'assetto attuale».
«Sulle regioni non siamo ancora pronti per dire cosa diamo loro» in termini di finanza locale», ha detto Tremonti. «A luglio lo sapremo e quindi faremo molto presto anche il federalismo regionale- aggiunge- siamo invece molto avanzati a livello municipale». Tremonti ha spiegato che il federalismo dà «poteri fiscali statali ai territori. Pensiamo di ritirare i 15 miliardi che i comuni richiedono come finanziamenti, ma di dare loro 15 miliardi di titoli di finanziamento proprio».
Il Senatur ha spiegato che dopo il federalismo demaniale il prossimo passo sarà il «federalismo municipale», che assegna ai Comuni le tasse sugli immobili, introducento il principio di responsabilità. Il debito pubblico, dice il leader del Carroccio, è causato dal fatto che «chi spende non ha la responsabilità di trovare i soldi che in qualche caso butta via». Il federalismo fiscale dunque «serve per cambiare dalla finanza derivata dove lo Stato incassa tutte le tasse e paga a piè di lista i livelli istituzionali che spendono. Manca la responsabilità: chi spende, no deve procurarsi i soldi che spende, che in qualche caso butta via».