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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 16:39.
Signor Lolli, come va la sua azienda? «Male, grazie». Da poco presidente di Piccola industria in Abruzzo, Modesto Lolli è arrabbiato, ma anche motivato e pieno di aspettative in vista delle assise di Bergamo. Titolare di un'impresa che opera nel settore dei servizi ambientali, dell'arredo urbano e dei parco giochi, si vede in questi ultimi anni nel ruolo di doppia vittima: di un sistema Paese che non facilita l'attività economica e di una ricostruzione post-terremoto che non decolla, non almeno per i piccoli come lui.
«Le partite Iva, che poi sono le aziende del territorio, sono state dimenticate. In più il terremoto ha reso ancora più inefficiente, in alcuni casi assente, la pubblica amministrazione. Oggi più che mai abbiamo bisogno di semplificazione e trasparenza. Che mettano online, da subito, tutti gli atti amministrativi in modo da consentirne a tutti la conoscenza e permettere il monitoraggio di ogni fase del procedimento amministrativo. L'attività economica ha bisogno di tempi certi».
E racconta a titolo d'esempio quello che è capitato alla sua azienda. Una richiesta d'ampliamento, partita nel 2002, ha ricevuto la concessione edilizia solo nel 2007: «Ma come si fa a lavorare con questi tempi? Avrei potuto dare lavoro ad altre quattro persone. Certo, non sono le centinaia di posti promessi dalle grandi realtà industriali, che in alcuni casi nell'Aquilano se la sono già data a gambe lasciando a piedi famiglie intere, moglie e marito entrambi occupati nello stesso gruppo. Con reazioni a catena sul tessuto sociale ed economico di un territorio già prostrato dal terremoto».
Poi le banche, un rapporto che con Basilea 2 «è diventato asettico». È vero, sottolinea Lolli, che «grazie a Dio hanno tolto le commissioni massimo scoperto, una tassa inaccettabile applicata ad aziende già in sofferenza. Però ci hanno propinato un altro carico con una commissione forse ancora più pesante, quella per il mancato utilizzo dello scoperto di conto corrente».
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