Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 12:25.

My24

C'è modo e modo di internazionalizzare. Per le grandi aziende è il pane quotidiano. Per le piccole imprese è un'esigenza, spesso frustrata, però, dai limiti strutturali dell'attività, aggravati da un sistema Paese spesso lento e ingessato. In vista delle assise generali di Confindustria del prossimo 7 maggio, che saranno ospitate a Bergamo, i principali leader territoriali lombardi si interrogano su come agevolare, nei prossimi anni, l'accesso delle piccole e medie imprese ai mercati mondiali. «Gestire un percorso di internazionalizzazione – spiega Luigi Lucchetti, presidente della Piccola industria di Assolombarda – è complesso: non è più sufficiente vendere un prodotto, come si faceva negli anni Sessanta. Oggi spesso bisogna avere una sede stabile, un impianto, una denominazione giuridica locale. Si tratta di replicare la propria azienda in un altro stato. È una strategia che richiede uno sforzo che spesso le Pmi non possono sostenere. Ecco perchè il ruolo delle istituzioni è fondamentale. Ma bisogna semplificare il quadro. Oggi c'è un'eccessiva sovrapposizione di prodotti, offerti da governo, regioni, camere di commercio, dalla stessa Confindustria. La priorità è semplificare ed ottimizzare».

Maria Cristina Bertellini, vicepresidente della Piccola industria nazionale con delega all'internazionalizzazione pone l'accento sulla «cultura dell'internazionalizzazione. Per le piccole aziende – spiega – aggredire il mondo esterno è complesso. L'accordo quadro raggiunto con Intesa Sanpaolo, che prevede 4 miliardi di euro a sostegno di questi percorsi, è un primo passo. Ora bisogna fare in modo di segmentare l'offerta per segmenti merceologici, realizzare delle emissioni di settore. E poi puntare sul contratto di rete: un ottimo strumento per supplire ai limiti dimensionali delle imprese».

Per Ambrogio Taborelli, presidente di Confindustria Como «gli strumenti esistenti sono ottimi. Spesso – ammette – la responsabilità è delle stesse imprese, che non conoscono tutte le opportunità messe a disposizione, per esempio, da parte del sistema confindustriale. Le piccole aziende hanno dei limiti strutturali, ma devono fare uno sforzo per esplorare nuovi mercati».

Renato Cerioli, presidente di Confindustria Monza e Brianza pone provocatoriamente l'accento sul discorso inverso: la presenza, cioè, di imprese multinazionali sul territorio lombardo e il rischio di un loro abbandono del territorio. Quella che in gergo tecnico è chiamata internazionalizzazione passiva. «Non è una contraddizione ragionare di internazionalizzazione partendo da questo fenomeno – spiega –. Abbiamo disperatamente bisogno di riforme per rendere più competitivo il paese. Queste realtà industriali coinvolgono il mondo della ricerca, mobilitano competenze, fanno crescere il know how manageriale e quindi anche le nostre imprese: è importante mantenerle sul nostro territorio». E per farlo vanno create le condizioni ideali. «Le multinazionali – aggiunge il presidente – difficilmente continueranno a investire in Italia se si confermeranno i nostri problemi sul fronte della giustizia, del fisco, del mercato del lavoro e delle infrastrutture».

L'esperienza di Ercole Galizzi, vicepresidente di Confindustria Bergamo, è utile a capire quale strada può essere imboccata dai servizi delle Confindustrie locali. «Uno dei grandi problemi – spiega – è il modo in cui il sistema Italia si muove nel sostegno alle imprese all'estero. Noi possiamo offrire un sostegno sul territorio: dare continuità alle grandi azioni di sistema decise da Confindustria a livello nazionale, con un'attività di secondo o terzo livello che affronti nel dettaglio i problemi reali della piccola impresa. Spesso è l'assenza delle grandi imprese italiane all'estero che crea un vero buco. Personalmente ho potuto inserirmi in Vietnam grazie al supporto di Piaggio, attiva in quel territorio, anche in assenza di rapporti commerciali con quell'azienda. È un esempio di come i nostri campioni nazionali devono essere pronti ad aprire le loro competenze, il loro know how nell'internazionalizzazione, anche ai piccoli».

Proprio oggi Palazzo Clerici, a Milano, ospiterà un incontro tra Confindustria Lombardia e le rappresentanze consolari a Milano. «Un faccia a faccia necessario per avviare un primo confronto – spiega Alessia Zucchi, vicepresidente di Confindustria Lombardia –. L'intenzione è fare conoscere all'esterno le nostre realtà imprenditoriali e creare un nuovo canale di rapporto con le territoriali». Zucchi sottolinea come la sessione di dibattito "giovani merito opportunità", durante le assise, sia il terreno ideale per discutere di internazionalizzazione. «È compito dei giovani raccontare l'Italia al resto del mondo. Sono tanti gli imprenditori over 40 che si stanno affacciando sui mercati esteri: al loro il compito di essere driver di un'Italia positiva e propositiva».

Commenta la notizia


Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.