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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2011 alle ore 13:06.

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FIRENZE - Nel 2010 il prelievo fiscale ha raggiunto il 130% degli utili del distretto tessile di Prato. «Come si fa a investire in sviluppo?», commenta Vincenzo Cangioli, 45 anni, presidente del gruppo di famiglia (lanificio e rifinizione) fondato nel 1859 e formato oggi da tre aziende, con 100 dipendenti e 25 milioni di ricavi a fine dicembre scorso (+10%).
Cangioli, che è anche vice presidente dell'Unione industriale pratese con deleghe su credito e fiscalità, indica una seconda criticità legata agli «adempimenti burocratici e ai controlli che un'impresa deve fare e si trova costretta, suo malgrado, a subire.


Spesso - aggiunge - si tratta di verifiche con una forte impronta vessatoria, tanto più odiose per chi ha visto crescere e consolidarsi un distretto produttivo parallelo gestito dai cinesi nell'abbigliamento low cost, fuori da ogni regola e controllo».

Due pesi e due misure? «Un po' sì, anche perché evidentemente risulta più facile tenere sotto pressione le imprese italiane. È inaccettabile e demoralizzante. Senza contare che una parte dei controlli costa allo Stato più del gettito che produce, mentre i cinesi di Prato indirizzano oltre 2 miliardi all'anno di rimesse verso il loro paese. Per quanto ci riguarda - dice ancora Cangioli - trovo assurdo che le aziende più colpite siano quelle produttive, che impiegano più manodopera e creano maggior valore aggiunto, sia per colpa del l'Irap che per effetto del cuneo fiscale: altra distorsione italiana, che ci limita nella possibilità di retribuire adeguatamente la manodopera e contribuisce a mantenere alto il costo del lavoro, rendendoci meno competitivi».

Il gruppo di Cangioli esporta il 75% della produzione di tessuti, destinata alla fascia medio-alta del mercato europeo e focalizzata sulle collezioni per donna (ma da poco è nata anche una linea per uomo).

«Dobbiamo correre portando uno zaino pieno di sassi - commenta l'imprenditore toscano - non sono solo le aziende del Far East a farci concorrenza, ma anche quelle di paesi vicini, come la Spagna e la Turchia, dove il prelievo fiscale, gli adempimenti burocratici e il costo del lavoro gravano molto meno sui bilanci delle società».

Investire in ricerca e innovazione di prodotto, oltre che nella crescita internazionale, è l'unica strada percorribile per essere competitivi.
Il mercato non consente deroghe. Ma la zavorra fiscale rischia di frenare il distretto di Prato che quest'anno intravede la ripresa.

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