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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 11:25.

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Anche un microcosmo di Pmi, in prima fila, all'Assise generale di Confindustria, che dopo 20 anni torna a riunirsi il 7 maggio a Bergamo. Non a caso, come nel '92, a porte chiuse. Stati generali, per intercettare gli umori della base, coagulare le istanze, lanciare un appello forte, utile a sciogliere i molti nodi che bloccano la crescita.

Otto i fili conduttori dei ragionamenti in Assise, in altrettante sessioni (il ruolo di Confindustria; le relazioni industriali per la produttività; fisco e credito; infrastrutture, ambiente ed energia, mezzogiorno e fondi strutturali; Pa; giovani, merito, opportunità; tecnologia, R&S). Nel Nord-Ovest, dove la quota di 'piccola' supera abbondantemente il 90% delle imprese attive, le rappresentanze territoriali preparano il proprio specifico bagaglio, stracolmo.

«Spiace constatare – osserva da Novara, dove presiede i "piccoli" dell'associazione industriali, Carlo Robiglio, anche vicepresidente della Piccola di Confindustria Piemonte – che gli otto temi in dibattito siano le emergenze di sempre, mitologiche ormai, insuperate come le colonne d'Ercole». Guida una mini galassia di società di servizi (70 dipendenti, 6 milioni di fatturato annuo), perlopiù editoriali, e una società che progetta locali e ristoranti. «Non chiediamo regali – chiarisce – ma un clima favorevole. Invece, mille nuovi ostacoli e adempimenti quotidiani, ognuno con sua gabella, che costringono a ricavare scampoli di ore per cose di scarsa rilevanza». «Servono invece soluzioni concrete – osserva –: via l'Irap, iniqua, assurda, un peso insopportabile; via i sempre più improbabili studi di settore: chi è in grado oggi di formularne di verosimili?».

Il nodo semplificazione
A una voce, la semplificazione è al top dei pensieri. Un tema che brucia sulla pelle, come denuncia da Savona Fabrizio Barbano, presidente della Piccola della locale Unione, capo anche dei "piccoli" edili e titolare della Alfa Costruzioni, una trentina di dipendenti, fatturato di 12 milioni: «Oggi – riflette – ognuno di noi fa impresa e burocrazia: tuttologi forzati. In Liguria le procedure amministrative complesse pesano in modo particolarmente pesante. E nonostante i passi avanti, i risultati non sono incisivi». Barbano è in partenza per Bergamo («è importante contarci»), dove dal canto suo il gruppo della piccola di Confindustria Liguria, guidato da Paolo Marsano, contribuirà sul tema della pressione fiscale. Punto nodale, che sta a cuore anche al Piemonte: «Gli imprenditori italiani – afferma Mauro Gola, presidente della Piccola di Cuneo –. Gli imprenditori italiani pagano più, fra tasse e contributi, rispetto a tutti i colleghi europei. Un carico complessivo che pesa fino al 68,6%, di cui il 43,4% è rappresentato da imposte sul lavoro. Oggi portare avanti un'attività nel nostro Paese è diventata un'operazione eroica. Impossibile essere competitivi».

Le sinergie possibili
Tutto complicato, oltre che dalla burocrazia, dalla difficoltà di accesso al credito. «Parliamo di fronteggiare il mercato globale – afferma Tiziano Maino, alla guida di Piccola Industria Alessandria – ma poi l'accesso ai finanziamenti è faticoso, mancano forme di garanzia strutturate mentre, dall'altra parte, il confronto è quotidiano con i tempi biblici dei pagamenti da parte della Pa e della Gdo. Stiamo cercando di reagire, come gruppo, con la promozione di reti d'impresa e accordi con istituti bancari e il Notariato. Ma il nodo è strutturale e nazionale».

Gli assi di comunicazione
Una forte istanza trasversale in Liguria, morfologicamente infelice, così come nel Basso Piemonte è poi legata al nodo infrastrutture. Assenza di grandi opere e logistica è il limite che strangola, da qualche tempo, l'astigiano. «Con l'alta velocità Torino-Milano, il nostro territorio è stato tagliato fuori da tutti i poli intermodali – lamenta Pierluigi Bosso, presidente della Piccola astigiana e titolare, nel cuore del Monferrato, di un'impresa che si occupa di commercializzazione di acquaviti e grappe –. Spostarsi da Asti è complicato, in treno, perché mancano le linee, anche per i pendolari. In auto, perché l'Asti-Cuneo continua a rimanere un sogno a metà. Bisogna investire sulla logistica per promuovere lo sviluppo». Ma infrastruttura – ricorda Gola dal Cuneese – significa anche banda larga».

Il gap nella dimensione d'impresa è tema ferale anche per Alfredo Lingeri, presidente della Piccola di Aosta, titolare di un'azienda, la Honestamp, che progetta e costruisce stampi: «Il problema è colmare il divario che ci separa dai privilegi di cui godono le imprese più grandi. Le piccole sono le più trascurate, lasciate sole, con la scusa della maggiore flessibilità». In Vallée, poi, da tempo si vive in prima persona il problema della ricerca di personale qualificato: «Di fronte alla crisi, che per le aziende rincara l'onere dei costi di apprendistato, c'è bisogno di stabilire un contatto più diretto fra scuola e lavoro – conclude –. È q questo uno dei fronti su cui si deve investire di più».

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